martedì 4 settembre 2012
Carlo Maria Martini, uomo, prete, vescovo, biblista e teologo: la sua vita e la sua parola hanno toccato e toccano molti cuori di figli di Dio, sappiano o meno di esserlo… La sua morte – doppia grande tristezza – è accompagnata anche da odio rivestito di teologia e sociologia superbe, cieche e settarie. Risentimenti e pregiudizi antichi e nuovi perpetuano una lapidazione che fa spavento. Ieri in prima pagina trovo due titoli: "Il cortocircuito degli insulti" ("Repubblica") e "Parole come pietre ("Messaggero"). In realtà parlano di altro, ma paiono tagliati su misura. Infatti su web e in pagina ("Giornale", "Libero" e "Foglio": risparmio i nomi degli autori per carità di patria) c'è non solo il "dissenso" sempre possibile e lecito, ma una cascata di disprezzo e malizia motivata con pretese "cattoliche" che scambiano i propri sentimenti e le proprie scelte con "la fede" e si sostituiscono al giudizio di Dio. Anche tra i Papi ci sono state e ci sono differenze, anche tra cardinali e vescovi, ma nessuno può dire che chi dissente da lui in materia libera e discutibile è negatore di Dio, di Cristo e della fede della Chiesa. E invece leggo – firma doc – che Martini «non era un progressista come il cardinale Pellegrino per cui l'adeguamento della Chiesa al mondo sarebbe stato gioioso e liberante, ma pensava: "O la Chiesa incontra il postmoderno o il postmoderno distrugge la Chiesa"»! Sistemati in due: imbecille e fallito Pellegrino e privo di vera speranza teologale e cristiana Martini! Ma non basta: Giovanni Paolo II, che su consiglio anche di Ratzinger chiamò Martini a Milano fu uno stolto? E "L'Osservatore Romano" sul quale leggo le parole di Benedetto XVI – «il cardinale Martini caro Fratello che ha servito generosamente la fede e la Chiesa» – si fa ovviamente portavoce di "ipocrisie" confermate dallo splendido messaggio autografo inviato ieri dal Papa? Carlo Maria Martini «che ha servito generosamente fede e Chiesa» sorride per sempre. A qualcuno farà bene rileggersi…
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