domenica 27 ottobre 2013
Il vecchio che accetta di farsi nostro personaggio torna per la Messa nella sua chiesa fuori mano; cui deve un'antica consolazione. Quando una dozzina d'anni fa i suoi guai sono cominciati, Dio per avviarlo a sopportarli gli ha fatto un regalo: dandogli a credere che tra quelle mura, dentro quella devozione amica, non li avrebbe sentiti. Ora purtroppo li sente. Ma continua ad andare là per la Messa. Chiedendo a Dio, come introibo, di seguirla bene. Vorrebbe concentrarsi soprattutto sull'Eucaristia: gli sembra di non onorarLa mai abbastanza. Ma l'ultima volta, preso da non so quale sua ansia, della Consacrazione del vino non s'è neppure accorto. Il peggio era che dopo ne provava un pentimento (come dire?) solo nominale: la sterilità della sua anima era anche di secondo grado. Se qualcosa gli importa davvero, lui si agita ben altrimenti; adesso tutto si svolgeva come al di là d'un diaframma, fuori dalla vita vera. Era disperante; anche se lui si disperava solo in quel suo vuoto modo. Ma dopo, assai più tardi, aveva capito: bisogna resistere, pure a questo. Sì, lui cercherà di accontentare Dio con tutto il meglio, miserrimo, di cui è capace: continuamente sbagliando e continuamente tentando di non sbagliare; e Dio faute de mieux, in mancanza di meglio (da lui), si accontenterà.
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