mercoledì 4 febbraio 2015
Nell'estate 2010, per propiziare dignità e speranza alla quotidianità del nostro vivere, ci costituimmo in libera compagnia di uomini, cavalli e montagne: la Corte Transumante di Nasseta. Il nome, omaggio alla tradizione, ci avrebbe risucchiato come destino. Elegante, Scricciolo, Socrate, Tancredi, Verbena: cavalli maremmani; Tre e L'Una: cavalli di montagna; io, Marcello e Cinzia, un pugno di amici nel bisogno. Nell'autunno 2011, per poter crescere, ci mettemmo in viaggio sulla via di Comano. Altri maremmani ad infoltire il branco: Ugolino, Assolo, Assenzio, ed Enea cavallo possente dei monti.Comano era un'immagine, un paesaggio, diventò nel rapportarci alle Istituzioni, una visione: la Porta equestre del Parco. Lì, dove Toscana muore, Liguria non vive, Emilia veloce traversa per arrivare al mare, la visione s'è infranta. Ricomporre la frantumazione, estenuante schermaglia di un aggettivo minuscolo e privato contro due sostantivi maiuscoli e pubblici ci ha consegnato il teatro barbarico montano. Un palcoscenico senza dimora, alla ricerca, sempre più intristita, di un rifugio in cui vivere, da cui partire, a cui tornare. Un mare di parole a far schiuma dei giorni. Il branco intanto cresceva: Tetide, M. Athos, Kabul, nasceva Renna poi Canusiae, Cangrande, Diamante …
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