venerdì 11 agosto 2017
Sappiamo cosa state pensando: cosa significa, In differenze? Si parla di diversità o di indifferenza? Il fatto è che la cantautrice Susanna Parigi ama giocare con le parole: in tempi nei quali se ne usano poche e spesso pure male, lei quando serve accarezza la vera anima dei termini, quand'è necessario li affila come pietre. Accade proprio con il brano In differenze, viaggio nel mondo doloroso di quelli che non sperano più nessun aiuto, da parte della cosiddetta civiltà occidentale. Sì, esatto, loro sono le «differenze», i migranti: e non solo. Quelli che… «Passano gli schiavi, eccome! Salgono da inferno e pietre magri polmoni che respirano polvere di ferro, nebbie di metallo… Passano le dita intorno a fili e telai le vedove di guerre, vendono sorelle e figli, sudano nei campi poi cadono stanche con la morte accanto… Hanno lo sguardo di chi sta aspettando un treno che è in ritardo, o che non passa più…» E noi, chi siamo? Ecco, di fronte a tutto ciò noi troppo spesso siamo proprio «indifferenza». Noi che il nostro treno bene o male è arrivato; noi «occhi d'Occidente» che oltre che con le parole giochiamo con le vite; noi che però - sarà bene ricordarcelo - siamo in debito. E che «Sarà sempre poco, quando gli avremo dato tutto».
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