sabato 21 novembre 2009
Pagine megafono, come altoparlanti per occhi. "Riformista" (19/11, p. 13) con titolo eccitato: «Nozze gay in Argentina. Lo sconcerto del cardinale». Firma seria, un po' anche il pezzo, ma troppa enfasi. Ecco: in Argentina un tribunale amministrativo " ormai tutto il mondo è paese " dichiara incostituzionale definire il matrimonio «unione tra un uomo e una donna», e così dà ragione ad Alex e José Maria, ambedue con cognome e nel pezzo dichiarati tranquillamente «sieropositivi». Ora potranno sposarsi! E allora? Allora leggi non solo che il cardinale Bergoglio è «sconcertato», e non da solo, ma «supportato dai sui (sic!) sei ausiliari»; che i «sacri palazzi» sono «preoccupati» e che «la Chiesa di Roma» prende «un duro colpo», tanto vero che "L'Osservatore Romano" ne parla, e che le due presidentesse, argentina e cilena, presto arriveranno in Vaticano e col Papa «affronteranno» la questione che è gravida " testuale " di «una sorta di shock antropologico e sociale»! Che dici? Le cose stanno così, e prima o poi quei due saranno dichiarati «marito e moglie», o «moglie e marito», o «coniuge uno» e «coniuge due», ma è proprio sicuro che «i sacri Palazzi» siano sconvolti? Sicuro che il cardinale Bergoglio non ci dorma la notte, e col «supporto» di veglia dei «sui (sic) sei ausiliari»? Suvvia! In 2000 anni Roma papalina ne ha viste tante, da Nerone ad Attila, da Alarico ai lanzichenecchi, da Napoleone ai piemontesi di Porta Pia: saranno proprio «Alex» e «Josè Maria» a buttare «tutto sottosopra», come nel manzoniano «Forno delle grucce», o chi lo scrive rischia " appunto " la figura dell'«untorello»?
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