sabato 30 ottobre 2021
Molta comunicazione, poca sostanza. È la valutazione tranchant (e controcorrente) della sostenibilità delle imprese italiane contenuta nel Rapporto annuale di ConsumerLab, centro di ricerca guidato da Francesco Tamburella. L'interesse nei confronti dell'analisi, dal titolo "Sostenibilità alla sbarra", nasce dal suo perimetro: il report si fonda sul monitoraggio dei Bilanci di Sostenibilità di 2.500 imprese operanti in Italia. Una base così ampia consente al rapporto di andare oltre titoli e slogan, dando corpo (e numeri) ad una sensazione diffusa: il marketing ha preso militarmente possesso del tema sostenibilità, imponendone un uso indiscriminato cui rischiano di non corrispondere effetti concreti in ambito ambientale, sociale e di governance delle aziende. Una prima riflessione critica del rapporto riguarda la diffusione stessa dei Bilanci di Sostenibilità: oggi pubblica questo genere di documenti soltanto l'1,76% delle imprese con più di 20 addetti. E nonostante la sostenibilità sia diventata oggi il messaggio più ricorrente nelle attività di comunicazione, solo il 28,2% delle 1.915 principali imprese italiane (quali risultano dalla classifica di Mediobanca) presenta un Bilancio di Sostenibilità: le prime 345 banche, in particolare, si fermano al 18,2%. Anche le modalità di rendicontazione delle informazioni - che seguono gli standard internazionali del Global Reporting Initiative (GRI) - non favoriscono la loro conoscenza al grande pubblico, proprio come i bilanci economico-finanziari. Sono documenti così lunghi e difficili da leggere per il cittadino comune, che le stesse imprese dopo averli redatti spesso non sentono il bisogno di comunicarli. Il rapporto di ConsumerLab offre chiavi di lettura interessanti anche sulla percezione dei consumatori: oggi i modelli di sviluppo sostenibile delle aziende sono "molto importanti" per più del 50% degli intervistati. In questa fase storica i cittadini-consumatori compiono scelte che vanno oltre il classico rapporto qualità-prezzo: sono sempre meno influenzati da pubblicità e testimonial e sempre più dal livello di fiducia che nutrono nei confronti di un'azienda, che può crescere molto quando si viene a conoscenza di azioni concrete delle imprese con effetti positivi sulla società e sull'ambiente. Naturalmente i Bilanci di Sostenibilità non possono racchiudere la totalità delle attività sostenibili delle imprese italiane. C'è nel Dna imprenditoriale italico una sorta di "sostenibilità naturale", nel rapporto con il territorio d'origine, che viene messa in opera ogni giorno da numerose aziende. Tuttavia, come emerge dal rapporto di ConsumerLab, la rivoluzione sostenibile sarà zoppa finché un numero rilevante di grandi e medie imprese non riusciranno a rendere trasparente e conoscibile il modello di sostenibilità che stanno portando avanti. Almeno su questo piano, l'era della sostenibilità è appena iniziata.
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