martedì 6 giugno 2023
Achi vanno fatte le scuse? Elisabetta Condò, la professoressa aggredita da uno studente ad Abbiategrasso, confessa a Sandro De Riccardis (“Repubblica”, 4/6): «Non odio quel ragazzo ma almeno i genitori dovevano scusarsi». Il giorno dopo tocca a Simone Bianchin (“Repubblica”, 5/6) registrare la replica: «I genitori del liceale. “Vicini alla prof ferita ma ora meglio tacere”». Nell’articolo precisano: «Ci siamo scusati con la scuola, ci parleremo quando starà meglio»; e il preside conferma. Ognuno provi a mettersi dei panni, scomodi assai, di quei genitori: a chi noi avremmo fatto le scuse immediate? Nell’intervista, la professoressa Condò si rivela straordinariamente composta, per ritrovarsi con la testa tagliuzzata e un braccio che chissà se e quando tornerà come prima. Poiché la scorsa settimana i quotidiani pullulavano di interventi di esperti sulla fragilità di una generazione che, soprattutto dopo il Covid, ha aumentato i segnali di malessere, l’ultima risposta dell’insegnante induce a riflettere perché sembra andare controcorrente: «Io non ho una spiegazione, ci penseranno i magistrati e gli psicologi, ma non penso si possa ascrivere a un disagio diffuso tra i giovani. Il malessere c’è, ma non porta a questi gesti. Almeno è quello che voglio credere». Almeno. Almeno è quello che vuole credere lei e tutti noi speriamo, magari assai tenuamente. E a proposito di immigrati, che cosa gli italiani credono o vorrebbero credere? Ilvo Diamanti (“Repubblica”, 5/6) presenta l’indagine Demos condotta alla fine dell’aprile scorso, titolo: «Torna la paura dello straniero e l’Italia si chiude nei suoi confini». Un tempo la paura cresceva in prossimità delle elezioni, alimentata da chi confidava di ricavarne dei vantaggi. Ma adesso no, siamo in fase post-elettorale. Contraddizioni: gli immigrati sono un pericolo per la sicurezza per il 43% degli italiani, ma solo per il 28% sono una minaccia per l’occupazione; e di lavoratori immigrati l’industria avrebbe un gran bisogno ed eccoli serviti, desiderati come forza lavoro e temuti come potenziali delinquenti. E per cultura, identità e religione? Sono una minaccia per il 33% di noi. A proposito di lavoro, sul “Corriere” (4/6) Renato Franco intervista Antonella Elia: «“Lei cosa è brava a fare?”. Scoppia a ridere. “Niente”». Assunta. © riproduzione riservata
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