giovedì 23 aprile 2020
Ieri Francesco all’udienza in questi tempi di pandemia. Scena diversa ormai da tempo, vista più volte dopo quelle indimenticabili nel buio piovigginoso e vuoto di presenze di piazza San Pietro, ma forse più “piene” che mai, vista la fedele partecipazione a distanza di tanti. Preghiera, preghiera pura! E presenza gigante. Dove? A San Pietro! E dove sarebbe stato ugualmente possibile? Ovunque? Un po’ sì! Lo ha detto anche Gesù: «Entra nella tua stanza…» (Mt. 6, 5–8). Ma anche un po’ no! E a sorpresa mi torna in mente una lettera del 1844. Il grande Nicolaj Gogol da Roma scrive agli amici che ha pregato a San Pietro: «... Dall’alto della cupola ovoidale, il sole come lo Spirito Santo e l’ispirazione scende nel mezzo. Ho deciso di pregare per voi, qui, perché solo a Roma si prega: altrove, dappertutto, si tenta di pregare. Non dimenticate che prego per voi, qui, dove la preghiera è al posto suo, cioè nel tempio di San Pietro. La preghiera a Parigi, a Londra, a Pietroburgo non differisce da quella che si può fare al mercato» (Meditations sur la grande Liturgie, DDB, Paris 1952). Torno a quelle presenze apparentemente assenti nella vera notte della pandemia che arriva, anzi, che è già arrivata. Ieri nella sala dove avviene l’udienza, come sempre carica di umanità e di speranza, papa Francesco ricorda la “Giornata Mondiale della Terra”. Triste previsione: oggi in pagina multipla qualcuno – i soliti – mostrerà la sua irritazione per il nuovo appello ecologico. Sì, ecologia integrale che, nelle intenzioni e nella realtà, diventa difesa della creazione e scelta scomoda dalla parte degli ultimi... A San Pietro e dintorni, più o meno visibile la preghiera “è al posto suo”. Senza offesa per nessuno, e ricordato che lo è anche al mercato e nella stanza di ciascuno, penso che il grande Nikolaj Gogol può aver scritto anche per noi.
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