Il vino italiano ora teme un calo dell'export
domenica 3 aprile 2022
Preoccupati. Anzi di più: allarmati per la situazione di un settore, quello del vino e della vitivinicoltura, che continua ad essere una delle punte di diamante dell'agroalimentare nazionale, ma che sente tutto il peso della crisi internazionale scatenata dalla guerra Russia-Ucraina. Un allarme che certamente si coglierà tutto nei giorni del Vinitaly di Verona (che si apre esattamente tra una settimana), ma i cui effetti sono già piuttosto chiari.
Federvini, che raccoglie le imprese del settore, non ha dubbi: dopo un 2021 in cui il vino ha dimostrato grandi capacità di resilienza e ripresa, il 2022 ha tutte le premesse per diventare l'anno della tempesta perfetta. Gli addetti ai lavori parlano di «una situazione intollerabile». Costi di produzione alle stelle, difficoltà di reperimento di alcuni materiali, trasporti complessi e difficili, stanno creando problemi a tutti. Con situazioni paradossali: molte imprese non accettano più ordini, perché non hanno le bottiglie oppure le scatole di cartone per le spedizioni.
Eppure, fino al 2021 i numeri descrivevano un comparto in grande spolvero. Secondo i dati dell'Osservatorio Federvini (in collaborazione con Nomisma e TradeLab), nel 2021 le vendite nella sola grande distribuzione erano arrivate a 2,8 miliardi, quelle degli spiriti a 1,2; in generale quasi tutti gli indici erano di segno positivo. Le esportazioni hanno superato i 7 miliardi di euro (+13% sul 2020). Poi il disastro (i cui segnali si erano già fatti vedere alla fine dello scorso anno). Federvini elenca tutti i guai: «Il prezzo del cartone è quasi raddoppiato, il costo dei tappi è aumentato del 40% e il vetro di un buon 25% con molti fornitori che hanno scritto alle cantine e alle distillerie anticipando nuovi aumenti e addirittura possibili sospensioni delle forniture nelle prossime settimane. Il trasporto su gomma ha avuto aumenti di oltre il 25%, mentre il record si è avuto sui noli marittimi: +400% rispetto al 2020».
Ad aggiungere argomenti su cui pensare, ci pensa anche uno studio Censis-Alleanza Cooperative Agroalimentari che parla di extracosti pari a oltre 1,1 miliardi di euro a causa dell'incremento dei costi dell'energia e delle materie prime. E non solo. Perché la guerra avrebbe già cancellato, secondo il sistema della cooperazione alimentare italiana, qualcosa come 212 milioni di export verso i paesi in conflitto. Le cooperative poi evidenziano come l'aumento dei costi pari a circa 1.124 milioni di euro, si traduca in un «carico aggiuntivo sulla redditività delle imprese che inevitabilmente andrà a erodere i loro margini, compromettendone anche la loro capacità competitiva sui mercati internazionali».
È quindi una situazione estremamente complessa quella che si vivrà nei padiglioni del Vinitaly 2022 (che tra l'altro doveva essere l'edizione delle ripresa). Una condizione di fronte alla quale le indicazioni degli operatori grosso modo concordano su alcuni capisaldi: tetti agli aumenti dell'energia, strumenti di compensazione dei costi, più cooperazione. È un'altra prova di maturità per tutta la filiera.
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