domenica 16 novembre 2014
Come le nozze fra persone del medesimo sesso, anche un bambino partorito all’estero da una donna che ha affittato il proprio utero a una coppia italiana non può essere registrato come figlio di chi l’ha commissionato. La Corte di Cassazione, come si sa, ha confermato il divieto, checché ne dica il Tribunale di Brescia, che aveva ordinato la sua iscrizione all’anagrafe. Il divieto di legittimazione dei figli artificiali è tale che, giustamente, impedisce anche l’adozione del bambino, che sarebbe solo una toppa (Pezo el tacon del buso, dice la saggezza veneta). La cosa non piace alla filosofa Michela Marzano, che insegna in un’università parigina e che su Repubblica  (giovedì 13) tenta di spiegare perché almeno «l’amore non è surrogato». La questione non può essere impostata secondo la filosofia marzaniana. L’amore patrimaterno che dovrebbe soddisfare i desideri dei mancati genitori è, infatti, tutto a danno del mancato figlio, il quale ha il diritto di nascere come dono gratuito in una famiglia e non al di fuori e di non essere il frutto di un contratto commerciale. Anche i documenti internazionali (che in Italia sono legge) affermano il principio che l’interesse dei bambini è sempre primario rispetto a quello degli adulti. Un figlio non è una bambola che si compra dal produttore e il vero amore impone, per il rispetto del figlio che si vuole a tutti i costi, di soppesare prima le conseguenze di un trattamento del nascituro pari a quello di un orsacchiotto di peluche. Il vero amore per i figli è quello «tra» il padre e la madre, che li generano, non quello a posteriori «dei» due committenti.STUDIOSI ALLA DAN BROWNIl Giornale  riprende (mercoledì 12) da La Stampa, che l’aveva ripresa (martedì 11) dal libro "The Lost Gospel" (il Vangelo perduto), scritto da due canadesi e commentato (stesso giorno) anche da Il Fatto Quotidiano, la clamorosa notizia, trovata su una pergamena del 547, scritta in siriaco e giacente da molti anni negli archivi della British Library di Londra. Secondo questa notizia, due giovani palestinesi - Giuseppe e Aseneth - di qualche secolo prima, si erano sposati. Tutto qui? No, ai due canadesi si è aggiunto un «giornalista investigativo» israeliano e tutti insieme questi signori sostengono che i due sposi altri non sarebbero che Gesù e Maria Maddalena. Ma si chiamano Giuseppe e Aseneth! Che importa? Anche Dan Brown ha scritto libri di fantasia sulla Chiesa, Martin Scorsese ha filmato "L’ultima tentazione di Cristo" e Lucio Dalla ha narrato, in una canzone, una storia che parla di Gesù bambino.
SE LO DICE LUIFilippo Facci, il commentatore quotidiano della prima pagina di LiberoAvvenire si era occupato qualche giorno prima, tra la sofferenza dell’uomo e quella del cane e tira le sue conclusioni: «Certi cattolici sono liberi di credere che la loro vita non gli appartenga e che sia solo espiazione, credito con il padreterno, un dono anche quando diventi orrendo», non si può dare l’eutanasia a un cane e negarla a un uomo. E conclude: «Siamo animali anche noi». Se lo dice lui, c’è da credergli.
ROMA A LUCI ROSSE?Il Fatto quotidiano presenta su quasi quattro pagine «l’idea del sindaco di Roma Ignazio Marino»,. che ormai «non è più una provocazione: adesso la sperimentazione comincia all’Eur» dove «la prostituzione sarà regolamentata come al nord». L’annuncio è quello di un grande evento: foto osé, titoloni e servizi dall’estero. Così anche «Roma accende le luci rosse». Intanto le strade sono sporche, il trasporto pubblico è alle soglie del fallimento, e la pavimentazione stradale è rischiosa. Il registro delle nozze gay, però, è ancora aperto.
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