mercoledì 12 febbraio 2020
Una delle richieste più frequenti e anche più imbarazzanti che vengono avanzate è quella di attualizzare i classici: come se si potesse avvicinarli a noi e addomesticarli, riducendo i loro testi a pretesti per giustificare i nostri punti di vista. A questa domanda ha risposto in maniera tanto provocatoria quanto convincente Giuseppe Pontiggia: «Il problema non è se i classici sono attuali, il problema è se siamo noi rispetto a loro. Loro lo sono sempre, basta leggerli, noi non sempre, basta sottoporsi alla stessa prova». Loro resistono al tempo e alle mode, e noi? Queste considerazioni mi sono tornate alla mente rileggendo quel passo di Lucrezio (5, 1007-1010) dove l'autore del De rerum natura contrappone i tempi passati a quelli presenti e denuncia il parallelismo inverso tra il progresso materiale e il regresso morale dell'umanità: «allora (tum) gli uomini primitivi morivano per mancanza di cibo (penuria cibi), adesso (nunc) noi moriamo per eccesso (copia) di cibo; quelli morivano avvelenati per ignoranza (imprudentes), adesso noi avveleniamo gli altri con ogni mezzo». Non è forse questa la rappresentazione esatta dei nostri giorni? Noi, supernutriti, ricorriamo alle cure dimagranti e avveleniamo il prossimo con le fake news sparse a piene mani. Sollertius dice il testo latino, ricorrendo a «qualunque tecnica, stratagemma, inganno».
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