martedì 30 marzo 2004
Lungo la strada un tiglio si leva:/ là, finalmente, in sonno riposai./ Sotto il tiglio, che come neve su di me versava fiori,/ io dimenticai come la vita fa male, e tutto fu di nuovo bello! Tutto!/ L'amore e la pena e il mondo e il sogno! Questo "Mattutino" nasce dall'ascolto e non dalla lettura. Stavo, infatti, seguendo le parole di uno dei "Lieder" di Gustav Mahler (1860-1911), dalla raccolta Lieder eines fahrenden Gesellen (1884 "Canti di un compagno di viaggio"). Traduco dal tedesco le parole del basso accompagnato dal pianoforte e l'immagine primaverile si schiude davanti ai miei occhi: il viandante s'imbatte in un tiglio fiorito e decide di sostare per riposare alla sua ombra. Il vento fa cadere petali dai fiori dell'albero e nell'anima dell'uomo, ove s'aggrovigliano amore e pena, realtà e ideale, si fa strada una pace intima e profonda. Il grande Pascal aveva ragione quando affermava che la maggior parte delle nostre disgrazie nasce dal non essere capaci di stare da soli, in quiete e riflessione, nella nostra stanza. Per ritrovare la pace interiore è necessario scoprire l'intimità e il silenzio. E, invece, spesso ci si affida all'azione più frenetica, ci si ubriaca di suoni, parole e rumori, ci si immerge nel gorgo della città, del divertimento, del movimento. La capacità di medicare le ferite del cuore, di esaltare le doti che possediamo, di vivere in pienezza l'esistenza e l'amore la si ha solo attraverso la consapevolezza serena, la meditazione pacata, la sosta quotidiana, anche per pochi minuti, così da ritrovare se stessi e la propria anima.
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