sabato 18 maggio 2013
«Sembrava divorato da qualcosa…» dice Andrea. «Ha fatto persino una frusta di corda per quei mercanti. E…». Il Battista socchiude gli occhi di bosco e di buia giada. Sul volto scarno il sorriso accennato non scompare. Sembra quasi che immagini la scena. Bisbiglia: «Come Geremia…». Il battito di un drappo di stoffa grezza rompe il silenzio. Intorno, lungo le sponde del Giordano, ci son le tende di chi viene a battezzarsi. «Molti lo prendono per pazzo!» interviene uno dei discepoli, seduto dietro ad Andrea. Il Battista non ha alcuna reazione. Dopo pochi secondi dice lentamente: «Gli avete chiesto chi è?». Si sentono dei belati, colpi di ala e voci in lontananza. «Sì, maestro. Ci ha detto di salutarti di cuore e di dirti quello che vediamo: gli storpi camminano, i ciechi vedono». Occhi socchiusi del Battista. Li apre, fuoco luminoso. «State con lui, state con lui. Il mio tempo è venuto. Nubi nere si addensano. Lui vi battezzerà non più con acqua ma con lo Spirito di Dio. E io, io non sono degno di sciogliere nemmeno i legacci dei suoi sandali». Poi muovendo un sasso nella sabbia dice: «È lui che deve crescere e io diminuire». Si è alzato in piedi. Non lascia tempo di replicare. I discepoli lo guardano commossi. Li abbraccia uno a uno. Esce, e la luce del sole lo sbrana al loro sguardo.
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