mercoledì 24 giugno 2015
Davanti a una tazza preistorica, reperto del Museo delle palafitte di Fiavè, la signora Saveria ha commentato: «Quante memorie ci sono qua dentro!». È una delle tredici malate di Alzheimer in forma medio-grave che hanno appena concluso un innovativo percorso terapeutico insieme agli operatori dell'Ufficio Beni archeologici della Provincia di Trento: «Quest'idea mi è venuta visitando un museo con mia madre che soffre di Alzheimer – spiega l'archeologa Luisa Moser, responsabile dei Servizi educativi –. Abbiamo constatato che molte capacità, come la manualità e la creatività, permangono nonostante la malattia e possano essere riattivate». Le anziane partecipanti, guidate dai loro animatori dell'Azienda servizi alla persona «Margherita Grazioli» di Trento, hanno manipolato la creta, lavorato il burro, ripreso in mano un telaio: gli strumenti del tempo andato si sono rivelati utili a ricomporre i brandelli lacerati del proprio passato. «T-essere la memoria» – l'indovinato titolo del progetto – prevedeva d'intrecciare a ogni incontro i fili colorati di una tela. «È stato bello stare insieme», in un coinvolgimento raro per i malati di Alzheimer. Compresa la visita, dove finalmente salta il divieto "non toccare" e il Museo si adatta alle necessità delle persone. Una sperimentazione d'avanguardia in Italia (come altri progettiin Toscana) da estendere anche ai malati in casa, unaiuto a chi ha perso la memoria e può ritrovare qualche filo del proprio passato o vivere meglio qualche ora del presente.
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