sabato 31 dicembre 2016
Come affermava anche Benedetto Croce, la vita a Napoli è teatro proprio nell'accezione duecentesca di una "sacra rappresentazione" che ha per fine ultimo la realizzazione della solidarietà umana e dell'Amore. Il sottosuolo della città è fatto tutto a caverne e a grotte, e grande è il fascino di Partenope sotterranea: a tal punto da richiamare, per la simile origine, la concezione che del mondo infernale aveva Dante: esso è un'immensa voragine appunto sotterranea spalancatasi su Lucifero, l'angelo che osò ribellarsi all'amore eterno di Dio.
Forte di questo messaggio che giunge dai secoli remoti della tradizione letteraria e teologica medievale, si tiene nel Museo del Sottosuolo di Napoli, cui si accede da piazza Cavour, una "sacra rappresentazione" della compagnia diretta dal regista Domenico M. Corrado che, al seguito di un Dante e Virgilio in maschera, conduce il pubblico a conoscere Paolo e Francesca, Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti padre di Guido, l'amico del cuore di Dante, da lui convinto ch'era follia cercar di dimostrare «che Dio non fosse».
Così, con la drammatica ricerca dell'Amore, il sottosuolo di Napoli echeggia dei pianti e dei lamenti dei dannati infernali e delle esclamazioni e degli svenimenti di Dante di fronte a tanto ardore di passione: ma la messinscena dell'Inferno dantesco, cui scuole bambini e parrocchie possono accedere con un notevole sconto sul biglietto d'ingresso, dimostrerà quanto importante sia la vitalità dei nostri sentimenti, quella che si nutre del buio e del silenzio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI