sabato 6 novembre 2021
Il messaggio inizia con un grido d'allarme: aiuto! Ma scritto con un solo punto esclamativo, segno che l'emergenza non è grave. Segue la foto di una bottiglia vagamente vintage piena di liquore. Chi l'ha postata, una donna colta e intelligente, non riesce ad aprirla, e lo zoom va sul tappo di latta che non vuole saperne di togliersi. Colpa forse dello zucchero rappreso, o di una chiusura leggermente storta. Nel dubbio si consultano gli abitanti del piccolo-grande villaggio virtuale di followers. Un tempo, neanche tanto distante, si sarebbe suonato il campanello del dirimpettaio o dell'inquilino del piano di sopra. Tra i ruoli che sempre più spesso affidiamo ai social c'è quello del vicino di casa. Una figura diversa sia dall'amico sia dal parente anche se capitava di diventare così intimi da chiamare zio e zia chi non lo era, facendo ingelosire gli zii veri. Il vicino di casa era la persona cui chiedevi sostegno nel bisogno immediato, che ti custodiva il figlio mentre facevi la spesa, che condivideva in "diretta" le tue preoccupazioni. Tornando al tappo, alla fine si è tolto. Il liquore era per un dolce, venuto male. Ma la bottiglia è piena, si può riprovare, la prossima torta sarà buonissima. E sorrido all'idea che una fetta, suonato il campanello, sia per il vicino di casa.
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