Il sorpasso delle pensioni del clero sulla «speranza di vita»
giovedì 15 gennaio 2015
Dal primo gennaio 2016 tutte le età di accesso alla pensione subiranno un aumento secco di altri quattro mesi. Così ha disposto un decreto ministeriale del 30 dicembre scorso. Il provvedimento rischia di provocare effetti disastrosi nel Fondo di previdenza per il clero, che già oggi richiede un'età minima di 68 anni e tre mesi per ottenere l'assegno per la vecchiaia. In realtà il compimento di 68 anni interi è in vigore per i sacerdoti sin dal 2003, anno in cui per tutti gli altri assicurati Inps erano sufficienti 65. Ed oggi, e fino al prossimo 31 dicembre, l'ente richiede tre mesi in più senza distinzioni, a titolo di incremento della speranza di vita.È evidente come questo "aumento di speranza" bene si applica all'età pensionabile dei 65 anni; ma perché imporlo anche a chi ha già precorso i tempi e da oltre 10 anni si è lasciato alle spalle tutti i requisiti più bassi? Secondo l'Inps si tratta di un provvedimento a carattere generale, valido per tutte le forme di previdenza e non introdotto dalla riforma Fornero (come pensano in molti), ma dalla manovra anticrisi del 2009, il decreto 78, in seguito ritoccato dalla legge 122/2010.Con queste premesse, i sacerdoti che andranno in pensione nel 2016 dovranno avere un'età minima di 68 anni e sette mesi; decisamente troppi anche per una categoria di elevata età media. Senza contare poi il danno economico, rappresentato dalla perdita di sette rate mensili di pensione e dei relativi ratei di tredicesima. E a questo va aggiunto il prolungamento dell'obbligo contributivo per i mesi tra il compimento dei 68 anni fino all'effettivo pensionamento. Di fatto e in diritto, l'aumento della speranza di vita applicato al Fondo Clero risulta illogico e irragionevole, facilmente oggetto di ricorsi amministrativi e giudiziari.La denuncia di molti interessati, ai quali l'Inps ha respinto la domanda di pensione a causa della mancanza dei mesi in più, è lontana da pretese di privilegi. Il recente decreto ministeriale ha infatti accentuato gli effetti di una "speranza di vita" imposta asetticamente a tutte le forme di previdenza. L'8 gennaio l'argomento ha suscitato un'interrogazione nella commissione Lavoro della Camera (5-4388 Gnecchi), segnale evidente di una insofferenza generale e non limitata al Fondo dei sacerdoti. Nella sua risposta il governo ha convenuto sulla rilevanza del problema, sebbene in alcuni regimi siano già previsti requisiti più favorevoli. Ed ha anche annunciato che «l'Inps ha dichiarato fin d'ora di essere disponibile a valutare come diversificare l'adeguamento dell'aspettativa di vita in base alle specifiche caratteristiche dell'attività lavorativa».
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