mercoledì 21 luglio 2010
Virus? Vari. Per quello «statalista» ieri Stefano Ceccanti ("Riformista", p. 15) propone «l'antidoto» della «poliarchia» " citata anche nella "Caritas in veritate" del Papa " in cui il legittimo pluralismo impedisce alla democrazia di restare solo teorica. Oggi tra gli altri è diffusissimo quello del "darla in testa" a preti e Chiesa visto qui ieri. È il virus del laicismo in automatico: fa danni anche senza riflettere. Per esempio "Stampa" (19/7) metà pagina 19: «Il vescovo ai boss: 'non profanate i nostri santuari»! Da San Luca (Rc) Pierangelo Sapegno racconta la durissima lettera del vescovo Morosini contro la 'ndrangheta, ove la condanna è raddoppiata per il fatto che spesso le riunioni criminali decisive si servono di luoghi cari alla pietà popolare: nel caso, del santuario della Madonna di Polsi. Parole forti, dritte al cuore del tentativo evidente di «trasformare il santuario da luogo di fede in luogo di illegalità» criminale. La lettera vale una vera scomunica religiosa e morale, pubblica: «I vostri incontri" sono contro i valori della religione che voi dite di professare»! Chiarissimo? Sì, eppure che fa Sapegno? Continua subito così: «La realtà poi è un po' diversa. Lo sanno benissimo i carabinieri"» Dunque il vescovo copre, o sbaglia! E invece la colonna seguente è piena conferma della denuncia del vescovo: «la realtà» è esattamente quella che egli ha denunciato. E allora? Allora è il virus che obbliga qualche collega " tanti purtroppo! " a darla in testa a preti e Chiesa a prescindere. Da che? Dalla professionalità e dalla verità di fatti e documenti. Cercasi antivirus!
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