sabato 19 dicembre 2015
Un giorno, di molti anni fa, mi avevano chiesto di andare ad un incontro con il figlio maggiore di Konrad Adenauer. Eravamo a Strasburgo in una grande piazza dove incominciammo a camminare uno verso l'altro da lontano. Io non conosco il tedesco e credo che anche il mio interlocutore non sapesse una parola di italiano. Camminando pensavo: cosa gli dirò? Avevo accompagnato mio padre, anche nell'ultimo anno della sua vita, ai colloqui con il Cancelliere, ed ora la commozione saliva lentamente alla mia gola. Allora senza una parola aprimmo le braccia con gli occhi pieni di lacrime: i nostri padri, che avevano lavorato e sognato un'Europa unita, ne avevano potuto vedere appena un breve inizio.Oggi le Fondazioni Adenauer e De Gasperi sono ancora impegnate dal punto di vista culturale a mantenere vivi gli ideali dei fondatori affrontando ogni tema con serietà e passione. In questo momento, ci rammenta il ministro degli Interni Angelino Alfano, presidente della Fondazione, il tema più urgente da risolvere è quello delle frontiere esterne, la cui gestione fa parte di quei problemi che sempre hanno coinvolto i vari paesi d'Europa scatenando guerre, sopraffazioni, ingiustizia. L'idea dell'integrazione europea partita come rivolta verso gli orrori dell'ultima guerra aveva dato un avvio di natura squisitamente economica, perché questo era il processo più facile per arrivare ad una reale unione.Cancellare le frontiere interne per ottenere una libera circolazione fu il primo atto importante della politica comune, ma subito dopo divenne necessario organizzare una frontiera esterna comune sotto forma di responsabilità internazionale. «Dobbiamo dare ai cittadini europei la certezza che la circolazione interna sia libera e sicura». La gestione della frontiera in modo serio e costante diventerà un problema serio ed importante quanto quello della moneta unica e della gestione della politica economica. Ai confini d'Europa oggi ci sono da una parte le guerre e dall'altra la situazione non risolta dei confini troppo aperti, come il Mediterraneo o il confine balcanico. Solo la solidarietà fra i nostri 28 paesi nei confronti di chi fugge da persecuzioni e da assoluta povertà permette ai popoli di una Europa libera di accettarli, ma di avere anche la volontà responsabile di rimpatriare coloro che si qualifichino come irregolari. E conclude Alfano: «Io penso si giochi un pezzo del futuro dell'Europa ed è per questo che il dialogo tra le Fondazioni che ha natura eminentemente culturale, non partitica e non politica sia il senso di questo incontro... Se sapremo dimostrare di essere uniti saremo sicurezza», anche in momenti così difficili come questo che stiamo vivendo.
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