venerdì 24 maggio 2013
Erode sa che affogando nei capelli e nell'ipsilon dolce del suo ventre si prenderà gioco dei secoli che gli si stanno avventando addosso con i loro fiati morti. Per questo ha deciso con quelle risoluzioni rapide che gli uomini prendono quando sono preda della passione di stupire Salomé e i presenti. Sono decisioni confuse ma non per questo meno dure. La passione, si sa, oscura la mente ed è da compatire chi ne è preda. Ma è una oscurità che copre l'orizzonte, non annulla i procedimenti della volontà. Le scelte in tali momenti sono decisioni vere e proprie, al termine di argomentazioni interiori sottili e tortuose. Quando il vassoio con la testa del profeta dagli occhi mezzo aperti, i capelli impiastrati entra nella sala, si fa silenzio.Il servo porta la cesta a Salomé che è seduta ai piedi di Erode. La lascia davanti alle gambe. E subito lei le ritira abbracciandosele.Il tetrarca, le sfiora i capelli. Poi duro: «Portala a far vedere a tua madre». Ma quella che appare di nuovo solo come una ragazzina smarrita si volta e fa «no, no» con il capo. Allora Erode le stringe i capelli nel pugno e sibila al suo orecchio fine e ingioiellato: «Non ti piace il mio regalo? Mi è costato parecchio, ora devi essere gentile con me. Dillo a quella cagna di là. O farete la stessa fine. Va'».
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