Il Semprini talk show per ora è solo ritmo
giovedì 8 settembre 2016
«Le nostre regole sono poche e speriamo molto chiare. Se la realtà è difficile da comprendere, fare le domande è la prima condizione. Se si parla uno alla volta, non c'è bisogno di urlare. Se si va dritti al sodo, novanta minuti bastano per raccontare la politica». Erano giorni che assistevamo, in un prolungato conto alla rovescia, a questo proclama di Gianluca Semprini, transfuga da Sky, approdato a Rai 3 per condurre Politics-Tutto è politica, il nuovo talk show del martedì sera al posto del Ballarò finito in soffitta («ormai logoro», a giudizio della neodirettrice di rete Daria Bignardi) dopo quattordici anni di onorato servizio. Ma se la prima condizione per capire la politica è fare le domande, almeno la seconda è che ci sia chi risponde. Al buon Semprini, però, è andata subito buca. A poche ora dal debutto e dall'annunciato faccia a faccia con il pentastellato Luigi Di Maio, che doveva essere il piatto forte della prima puntata visto quello che sta succedendo all'interno del Movimento di Grillo, ecco la rinuncia all'ospitata. Un colpo di scena che Semprini, facendo buon viso a cattiva sorte, ha cercato di ribaltare a proprio favore intervenendo prontamente sui social, già dal primo pomeriggio, trasformando il previsto hashtag #DiMaioRisponde in #DiMaioNonRisponde. Infatti, il vicepresidente della Camera e leader in pectore (almeno fino a qualche giorno fa) dei Cinque stelle doveva rispondere via Facebook e Twitter anche alle domande dei telespettatori perché così vorrebbe l'annunciata forte interazione del nuovo programma col web. Di Maio si è fatto vivo con un messaggino che è servito a Semprini per creare un briciolo d'attesa anche perché il testo conteneva ben poco: le scuse con il pubblico e la promessa di intervenire la prossima settimana. Per il resto, a parte lo studio, non si sono registrate grandi novità rispetto al passato, se non l'aver portato in Rai un po' di ritmo Sky e una lunghezza complessiva minore, che non guasta, ma nemmeno basta. Il cronometro e il numero di temi e d'interventi (direttori di giornale, ministri, ex ministri, sindaci, inviati...) non sono tutto se non si riesce a fare poi un vero approfondimento. Ma se non è buona la prima, le attenuanti ci sono. C'è anche il tempo per rifarsi, ma in fretta, per non perdere il ritmo.
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