giovedì 3 agosto 2017
Che noia le canzoni popolari: spesso si pensa così, vero. Ma perché non sempre le canzoni popolari nascono dal cuore di chi la vita della gente comune l'ha vissuta. Quando accade, hanno effetti diversi dalla noia. Capitava coi brani di Gipo Farassino, piemontese, voce calda e coraggio di cantare la vita: che lui aveva cominciato in tempi di guerra a Torino, dentro le periferie che oggi chiamano banlieu e negli anni Quaranta chiamavano barriere, presso Ël 6 ëd via Coni, Il sei di via Cuneo. «Il sei di via Cuneo è una casa vecchia che neanche una volta, era bella… Su ogni ringhiera un paio di alloggi e un bagno in comune… Il cielo lassù sembra un tendone, di un grigio tanto sporco che grida lavami… Che vergogna… Ma vergogna di cosa? D'esser nato in questo cortile, in quelle due stanze col bagno in comune… Paura che passi qualcuno che conosco, dovermi scusare, dovergli raccontare percome e perché, che sì: ero povero. …Poi… Poi guardo lassù e rivedo la mamma, ride e fa ciao, così, con la mano… Allora mi viene da correre in strada, fermare il primo che trovo, gridare se lo sa che sì, qui al sei di via Cuneo, sono nato io!». Che perdita, dimenticarci i cantori della dignità della gente comune.
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