giovedì 9 dicembre 2004
O tu, che cerchi il cammino che conduce al segreto. Ritorna sui tuoi passi: poiché è in te che si trova tutt'intero il segreto. L'hanno soprannominato "il sommo Maestro" e "il Vivificatore della religione": Ibn 'Arabi, nato nella Spagna musulmana nel 1165, vissuto a Siviglia, in Marocco e a Damasco ove morirà nel 1240, è una delle voci più alte della mistica sufi, la corrente più intensa della spiritualità dell'islam. Uno dei suoi concetti più cari era quello dell'"uomo perfetto" ed è ciò che affiora nel passo da noi citato. Per essere pienamente persona e per divenire santi - suggerisce Ibn 'Arabi - non bisogna agitarsi, compiere scelte clamorose, avviarsi su sentieri di vita ardui e sensazionali. Basta solo penetrare in se stessi, scavando in profondità, proprio come proponeva già s. Agostino che invitava il cristiano e semplicemente ogni persona a rientrare nell'anima e ad assidersi in interiore homine. E quest'uomo interiore è come un microcosmo in cui si scoprono continuamente meraviglie e in cui si incontra Dio. Peccato che tutto lo stile di vita contemporaneo ci spinga a uscire da noi stessi, a distrarci, a diventare cosa tra le cose. Raccogliamo questo appello del maestro musulmano: esso ci dimostra come tutte le religioni - sia pure nelle loro diversità - s'incrocino nel cuore dell'uomo e nella ricerca pura di Dio. È significativo che questa frase sia posta in apertura alla bella Lettera a un kamikaze (Rizzoli) che un musulmano, Khaled F. Allam, mesi fa ha indirizzato a chi sceglie vie falsamente sacre, in realtà blasfeme e idolatriche. La vera salvezza è nel fuoco interiore della vita non nella cenere dell'odio mortale.
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