martedì 28 aprile 2020
Ieri (“Libero”, pp. 1 e 7) intervista al professor Luciano Gattinoni «luminare di anestesia e rianimazione» con due note utili. La prima sui discorsi dei nostri politici con la distinzione tra «parlare molto» e... «dire poco». Forse vale anche per altri. La seconda mi risveglia qualche memoria: «Ci sono sempre state epidemie, sono sempre passate e l'animo umano non è mai cambiato». Ci sono sempre state le epidemie? Sì. Penso alla peste, o al vaiolo, o all'asiatica, ciascuna diversa dalle altre anche nel ricordo di chi le ha vissute... E mi torna in mente che Teresa di Lisieux nella “Storia di un'anima” descrive quanto verificatosi in Francia nell'inverno 1891: «L'influenza (sic! ndr) scoppiò nella comunità... io ero sola in piedi con altre due suore, mai potrò dire tutto ciò che ho visto... Il giorno dei miei 19 anni (2 gennaio) fu festeggiato con una morte, subito seguita da altre due. A quell'epoca ero sola... ero io che dovevo preparare i funerali per la messa... Mi domando ora come ho potuto fare senza terrore tutto quello che ho fatto; la morte regnava dappertutto, le più malate erano curate da quelle che si trascinavano a fatica, appena una suora aveva reso l'ultimo respiro si era costretti a lasciarla sola. Una mattina alzandomi ebbi il presentimento che Suor Maddalena era morta; il dormitorio era immerso nell'oscurità... nessuno usciva dalle celle, finalmente mi decisi ad entrare in quella della mia Suor Maddalena la cui porta era aperta; la vidi in realtà, vestita e coricata sul pagliericcio, non ebbi la minima paura. Vedendo che non aveva la candela andai a cercargliene una, e anche una corona di rose... è impossibile immaginarsi il triste stato della comunità in quel momento, solo quelle che stavano in piedi poterono farsi un'idea, ma in mezzo a questo abbandono io sentivo che il Buon Dio vegliava su di noi». Vale anche per oggi.
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