Paul Dukach, protagonista di La Musa di Jonathan Galassi (Guanda, pp. 260, euro 18), è il trasparente alter ego dell'autore ed è l'unico attante riconoscibile in un romanzo che mette in scena personaggi inventati per descrivere realisticamente il mondo editoriale americano.Qualche giornalista americano riconoscerà, per esempio, nella Impetus Edition di Sterling Wainwright la New Direction o la Random House, e nella rivale P&S, di Homer Stern, qualche altra editrice di laggiù, così come negli stravaganti poeti, scrittori e agenti letterari inventati da Galassi forse pullulano poeti, scrittori e agenti realmente in circolazione: ma tutto ciò al lettore italiano, anche non completamente digiuno di cultura transatlantica, dice poco o niente. La prima parte del romanzo è dedicata a questa specie di gossip, che probabilmente diverte quasi solo chi l'ha scritto. Comunque, si viene a sapere che Paul, che a stento controlla la sua omosessualità alla quale finirà per soccombere, è un editor che ammira Homer della P&S, per cui lavora, ma è anche attratto dalla professionalità di Sterling, il concorrente. La cruenta rivalità dei due editori, che pure si frequentano e sotto sotto si stimano, verte soprattutto sulle opere della grande poetessa Ida Perkins (il personaggio più inventato di tutti) che pubblica da Sterling (di cui è parente e con il quale, in gioventù, ha avuto una storia), e che Homer vorrebbe avere nel proprio catalogo. Succede che Paul, inarrivabile conoscitore dell'opera di Ida, e suo sviscerato ammiratore, riesce a ottenere di consultare, presso Sterling, i taccuini di un altro grande poeta, Arnold Outerbridge, che negli ultimi vent'anni della sua vita è stato compagno di Ida. Ebbene, questi taccuini redatti in un astruso cifrario che Paul riesce a decrittare, conservano però il loro mistero: sono insignificanti promemoria giornalieri di appuntamenti, pranzi, commissioni, corredati da incongrui elenchi di parole. A questo punto avviene il colpo di scena e, finalmente, il romanzo prende quota (prima c'era però stato il capitolo sulla Fiera libraria di Francoforte, sarcastico pezzo di bravura giornalistica sulle zuffe tra editori, agenti, distributori per accaparrarsi questo o quell'autore).Paul riesce ad avere un appuntamento con Ida, nella sua casa in Dorsoduro 434, a Venezia. L'idolatrata poetessa è ormai una vecchia signora che racconta al giovane la sua vita, quasi una Gloria Swanson nell'indimenticato Viale del tramonto di Billy Wilder. Nei taccuini che Paul gli mostra, Ida riconosce le scansioni delle sue giornate, non quelle di Arnold: il vecchio poeta al quale lei si era dedicata non faceva che spiarla per annotare le sue mosse, forse l'ha sempre odiata.Non finisce qui. Ida affida a Paul il manoscritto delle sue poesie inedite, Mnemosyne, da pubblicare dopo la sua morte, in cui svela liricamente la sua insospettata relazione con Maxine, morta da tempo, moglie di Sterling, il suo editore. Mnemosyne verrà finalmente pubblicata dalla P&S, di cui Paul diventerà a suo tempo direttore, e sarà un trionfo. Ma il romanzo, che aveva impiegato tanto tempo a carburare, improvvisamente precipita: Ida è morta, Homer e Sterling pure, frettolosamente viene trattata la rinuncia di Paul a entrare nella galassia degli e-book, preferendo diventare egli stesso scrittore. Come Jonathan Galassi (1949), traduttore di Montale, di Leopardi e (ahimè) di Saviano, poeta in proprio, che, dopo aver lavorato alla Random House, dal 1986 è alla Farrar di cui è attuale editore e presidente.In questo primo – e, augurabilmente, unico – romanzo di Galassi, ci sono però due notazioni non trascurabili. La prima riguarda l'impulso che molti lettori hanno di conoscere gli scrittori prediletti, salvo restarne delusi: quello che Paul voleva «era conoscere i suoi eroi come esseri umani, scoprire come avevano vissuto, non nei libri, neppure in quelli scritti da loro, ma come uomini e donne».L'altro tema, quasi l'opposto, è che di un autore non conta la biografia, ma l'opera: «Ida ormai era la sua opera. La sua vita nel mondo non aveva più importanza, se non per coloro che erano stati toccati, o feriti, da lei. Il significato di Ida si era incastonato nelle sue parole, cresciute dal sostrato della sua vita ma staccatesi dalla fonte per diventare autonome». Una bella lezione dal romanzo di un mondo sregolato e forse cinico, ma che resta, in fondo, soltanto dolente.
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