Il regolamento europeo sul biologico non convince gli agricoltori italiani
domenica 22 aprile 2018
Il nuovo regolamento sull'agricoltura biologica approvato dall'Ue fa discutere e ha già registrato la forte contrarietà degli agricoltori italiani. Questione di regole troppo larghe e di stile produttivo, e quindi di mercato che vale ormai, solo per il nostro Paese, qualcosa come 2,5 miliardi di euro e poco più di 72mila operatori che in Europa diventano 370mila. Un settore che può ancora crescere molto, ma il cui orizzonte dipende molto proprio dalle regole che l'Europarlamento ha da poco approvato definitivamente.
Secondo Coldiretti sono di fatto due i punti critici. Prima di tutto la facoltà concessa ai singoli Stati di mantenere regole e soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci o di contaminazione da Ogm. Poi la possibilità di continuare a produrre «biologicamente» anche in serre e senza terra ma su substrati artificiali. Secondo i coltivatori in questo modo l'Europa avrebbe dato il suo «via libera a prodotti certificati come biologici» ma contaminati da prodotti chimici fitosanitari oppure da Ogm «e addirittura ottenuti fuori suolo, spezzando l'intimo legame tra gli alimenti, di origine vegetale o animale, con la terra». I coltivatori si scandalizzano e con ragione. «la possibilità di produrre biologico senza utilizzare il suolo – spiegano –, contrasta totalmente con i principi fondamentali che caratterizzano questo metodo di produzione, che non può prescindere dalla terra. Al contrario, la previsione di una deroga consentirà ad alcuni Stati del nord Europa di continuare a produrre impiegando letti demarcati in serra per un periodo di 10 anni». Valutazioni pressoché negative arrivano poi dalle associazioni più specializzate come Federbio e Assobiodinamica.
È lo spettro della concorrenza sleale ai danni del nostro Paese quello che si profila con chiarezza all'orizzonte. Una prospettiva contro la quale vale l'indicazione dei coltivatori diretti. «In questo quadro per difendere i primati della produzione Made in Italy è necessario – spiegano – accelerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane per consentire scelte di acquisto più consapevoli, con sei italiani su dieci (60%) che nel 2017 hanno acquistato almeno qualche volta prodotti biologici». E in attesa di un passo di questo genere, il settore seppur di nicchia cresce e conta ormai un milione e 796mila ettari (+20% rispetto all'anno precedente) con alcune coltivazioni che guadagnano spazio come gli ortaggi (+48,9%), i cereali (+32,6%), la vite (+23,8%) e l'olivo (+23,7%); e alcune regioni del Mezzogiorno che proprio nel biologico hanno trovato un settore nel quale espandersi come Sicilia, Puglia e Calabria.
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