Il prossimo cerca di noi nella coda alla cassa
giovedì 10 ottobre 2019
E' domenica mattina, ho voglia di cucinare il ragù. Mi mancano però sedano, carota e cipolla. Decido allora di andare al supermercato di quartiere. In strada si respira l' aria della domenica, quella dove le auto non sono accalcate al semaforo e non lo spingono a diventare verde a tutti i costi. Persino i clacson sonnecchiano. Arrivato al supermercato,
mentre cerco la bilancia per pesare le cipolle, vedo un ragazzone che scorrazza in mezzo alle casse delle verdure. Avrà quindici anni, saltella e sorride. Concludo la breve spesa e mi avvicino alla cassa, davanti a me ci sono solo tre persone. Poco dopo arriva una signora insieme al ragazzone che, pur essendo per mano a lei, continua a saltellare da fermo. La donna si rivolge con un sorriso genuino e doloroso al tizio dietro di me in fila: "buongiorno, mi scusi, non è che potrei passare? Ho un figlio autistico". "Signora, anche io ho tanti problemi, mi dispiace". Il sorriso della signora, fresco e genuino, muore in un istante. Il resto della fila rimane impassibile, come se non fosse successo niente. Sento un fuoco nello stomaco improvviso, avrei voglia di urlare. Prendo invece un respiro profondo, mi giro verso la donna, fissandola negli occhi. "Passi pure signora, cedo io il mio posto a questo signore, visto che ha fretta". La signora improvvisamente si rianima. Fulmina con lo sguardo il tizio, mi ringrazia, passa col ragazzone - che nel frattempo comincia a cantare a squarciagola "come saprei" di Giorgia - e mette la spesa sul nastro della cassa. Il tizio rimane impassibile, quasi come se non provasse emozioni. Io, con lo stomaco a soqquadro, gli rimango accanto. Avrei davvero voglia di fare una piazzata, ma attorno a me c' è un desolante silenzio. Non un commento, non uno sguardo. La signora esce, pago la mia verdura e la raggiungo correndo. E' fuori dal supermercato e piange mentre cammina, mortificata. La avvicino. "Signora, mi scuso io per il tizio dentro. Non ci faccia caso. Come ti chiami?" chiedo al ragazzone. "Sergio". "Bella voce Sergio, davvero!". Torno a casa con un sentimento contrastante di tristezza e felicità. Comincio a tagliare le cipolle, sorrido e comincio a cantare lo storico brano di Giorgia. Come (saprei) trovare un sintomo di felicità.
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