sabato 11 maggio 2013
Violenza: tra fatti e parole… Ieri Furio Colombo (“Fatto”, p. 1) respinge il monito del presidente Napolitano contro «la violenza, anche verbale», che «può portare al terrorismo». Questa frase – scrive – negli Usa sarebbe «grave violazione della libertà di pensiero». E c'è altro. Sempre di tragica attualità il “femminicidio”: uomini che puniscono le donne che non vogliono essere oggetti del loro dominio. Leggo tra altro che presto un grande giornale offrirà una collana sui Dieci Comandamenti, e penso al «Non desiderare la donna d'altri». Nel testo biblico originale il riferimento non è alla sessualità, ma alla “proprietà”, e «la donna» è insieme alla «roba d'altri». Una difesa della donna, come dell'uomo, si trova nel settimo comando mosaico – nel nostro Catechismo il sesto – che contro l'adulterio chiede fedeltà tra gli sposi. Purtroppo nel corso dei secoli anche uomini cristiani non hanno rispettato o difeso le donne vittime di violenza, ma Gesù ha realmente anticipato una loro profonda e liberatrice difesa. Ricordando proprio il divieto dell'adulterio Egli ha aggiunto che «un uomo che guarda una donna con desiderio violento ha già commesso adulterio nel suo cuore» (Mt 5, 27). Ha forse vietato, Gesù, di ammirare la bellezza? No! Anche la bellezza è un dono di Dio, da ammirare. La sua parola va in profondità e il verbo usato è “epithuméo”, che nel suo riferimento al “thymòs” – nella concezione antica il lato violento e rapace della psiche umana – esprime il “desiderio violento”. Dunque in fondo ha davvero ragione il presidente Napolitano: ogni vera “violenza”, anche in parole e pensieri, va rifiutata. Lo ha già detto Lui, il Nazareno liberatore di tutti, anche delle donne: attualissimo. Se noi discepoli non lo abbiamo seguito, la nostra responsabilità è pesante.
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