Il precario «giudizio» di tanti tribunali sociali
giovedì 10 maggio 2018
Marco Voleri
Si fa presto a dire giudizio. «È una persona con giudizio», «abbi più giudizio un'altra volta!». Sentiamo queste frasi talmente tante volte che non ci facciamo quasi più caso. Eppure il giudizio è uno strumento delicato, e talvolta diventa un coltello a doppia lama. In Madama Butterfly di Giacomo Puccini, il tenente della marina militare americana F. B. Pinkerton sposa la giovane Cho Cho-san. All'uso giapponese, come precisa a Sharpless, console degli Stati Uniti a Nagasaki. Pinkerton è lo stereotipo esagerato del marinaio, spaccone e avventuriero. Il più maturo console alla fine della cerimonia gli si avvicina e, prima di salutarlo, lo guarda negli occhi: «Giudizio...». La raccomandazione serve a poco: il tenente lascia la giapponese e torna in patria. Quello che succede di seguito nel melodramma è abbastanza noto. Puccini dovette scontrarsi col giudizio severo del pubblico al debutto scaligero dell'opera. Fu un completo fiasco ma divenne un caso isolato, visto che la versione realizzata successivamente a Brescia, con poche modifiche, fu un grande successo.
Il giudizio, dicevamo. I cantanti lirici, ad esempio, vengono giudicati attraverso una audizione per poter essere scritturati. Cantare da soli in un teatro vuoto davanti a una giuria fatta di pochi intimi è una cosa quantomeno innaturale per un artista. Un cantante in teatro deve tentare di emozionare e contaminare di passione il pubblico che ha di fronte. Deve farsi entrare nel cuore i sussurri, i bisbigli e gli applausi. Il pubblico è il carburante dell'artista. Difficile farlo con un teatro vuoto, con le luci accese e cinque persone in platea dietro a un tavolo che scrivono. A volte il giudizio può diventare pura accademia. Non sarebbe meglio giudicare l'artista durante una performance, col pubblico davanti?
Pensate a come sarebbe strano cucinare per la vostra famiglia avendo davanti cinque persone sconosciute che vi fissano e scrivono dietro a un tavolo. Oppure fare benzina, la lavatrice, o mettere a posto in casa con un controllore vicino. Giudizio visivo e asettico. Quello in cui tutti noi prima o poi cadiamo. Andate a vedere il capolavoro di Puccini in un teatro qualsiasi e chiedetevi come hanno potuto fischiarlo alla prima. L'apparenza – giudizio frettoloso o prevenuto – spesso inganna.
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