sabato 2 settembre 2017
Una volta, si usava scrivere canzoni d'autore senza peli sulla lingua, che facevano suonare preziosi campanelli d'allarme. Canzoni come Il potere, talmente profonda che non si può riportare che una minima parte, delle sue denunce. «C'è chi ha pensato che da qui all'eternità ci vuole un attimo, perciò bisogna prendersi quello che si può adesso: subito! Se poi la terra un giorno o l'altro scoppierà, sarà domani: la colpa è tua, la colpa è mia, dei sette nani... C'è chi è convinto che se il mondo siamo noi c'è troppa gente, chi non sta bene può pigliare e andare via liberamente: e fare posto a chi è più furbo e non si cura dei tuoi guai, non ha rimorsi e non si volta indietro mai… Non serve a niente essere onesti, se il potere lo vuoi tu devi sembrare un carro armato, stritolare chi è davanti e conquistare sempre più: è bene avere molta forza, per tenere gli altri al guinzaglio come cani... Voglio il potere perché il mondo sono io, voglio che al suono del mio nome si inginocchino a pregarmi come Dio! E noi? Diamo tutto il nostro affetto per il marchio sul vestito, e non ci importa se è pulito: e il potere, un po' alla volta, ce la fa, ogni giorno sempre più si gonfierà...». Una volta i cantautori erano senza paura, uno di loro si chiamava Pierangelo Bertoli.
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