sabato 28 febbraio 2009
Via Cassia 492. Museo Crocetti. Strano posto per un museo, inaspettato alla periferia di Roma, dove sono raccolte le opere più importanti dello scultore, scomparso da qualche anno, Venanzio Crocetti.
Il complesso museale comprende gran parte dell'attività artistica di settant'anni di lavoro dell'autore, il suo studio con i gessi, le crete, alcuni bronzi non finiti; tutto conservato dietro una grande porta di cristallo, fermato come nell'ultimo atto di una vita spesa per l'arte.
Centinaia sono le opere in bronzo e in marmo ed una quantità notevole di disegni, che ora fanno parte del patrimonio della fondazione che porta il suo nome. Girando nelle sale si incontrano grandi e piccoli bronzi dai colori chiari, donne che danzano, mai statiche, uomini che saltano su cavalli bizzarri, animali in corsa dove l'eleganza abbraccia la forza, quasi una vita da vincere, quasi un tempo da non perdere.
Bisogna andarlo a cercare questo museo, che offre anche le sue sale per mostra di altri artisti, ma che non gode di un'adeguata propaganda. Oggi in un ampio spazio offerto per conferenze le pareti sono tappezzate di disegni e di opere grafiche di Mario Sironi. Eccellente disegnatore ed eccezionale grafico, mi distrae con i suoi bozzetti per le riviste degli anni Trenta, le composizioni metafisiche e le figure degli anni Quaranta appesi sul muro di fronte a me dove, in piedi, mi rivolgo a un pubblico che mi vuole sentir parlare di De Gasperi.
Negli anni di Sironi, mio padre era appena uscito di prigione e lavorava alla Biblioteca vaticana nel silenzio di una sala dove altri avevano la propria scrivania e dove l'unica distrazione era il cambio delle guardie svizzere nel cortile della Pigna, al di là delle grandi finestre. Vent'anni di una vita cadenzata sulla ricerca di altro lavoro per poter mantenere la famiglia, vent'anni di passione per il cedimento di amici e di associazioni di cattolici di fronte al fascismo, ma vent'anni di amore per la donna che ne aveva accettato e condiviso la strada difficile e per le figlie cui dava ogni giorno lezioni di vita.
Racconto la sua forza e la sua serenità, il suo ottimismo e la sua grande fiducia nella provvidenza, l'interesse profondo per la storia dei popoli, quando ci insegnava a leggere le lapidi latine, ad ammirare l'arte dei monumenti antichi, ma ci rammentava anche la miseria nella quale viveva la plebe attorno agli imperatori. Conoscitore ed amante dell'arte classica, forse non avrebbe capito l'arte di Sironi. Scrivere accanto alle Stanze di Raffaello e sotto l'ombra della Cupola di Michelangelo lo aveva coinvolto in quella pura bellezza e ce ne spiegava con parole semplici l'armonia.
Tutto ciò che anni dopo farà parte della sua politica stava già nel suo modo di vivere giorno per giorno sopportando le ingiustizie, non cedendo alle tentazioni di scendere a patti con i violenti, piegandosi verso chi chiedeva aiuto, offrendo il suo coraggio a chi non ne aveva. Questo è quello che ho visto di De Gasperi: la fede, la costanza, l'amore e la passione per il bene degli altri. I fatti politici che hanno coronato la sua vita non hanno mai tradito questi principi.
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