martedì 8 gennaio 2008
"Si può scherzare sulle tragedie?" Lo chiede domenica Lietta Tornabuoni ("La Stampa", p. 1) per uno spettacolo sugli scritti di Anna Frank, e Roberto Brunelli ("Unità", p. 18, sul "peggio del 2007") accusa la «strumentalità e ossessività con cui certa Tv si è catapultata sui grandi fatti di cronaca nera». Gli eccessi fanno ribrezzo. Vertice, stesso giorno, sul "Corsera" in 2 pagine intere: "Gli ultimi 700 metri di Giovanna". L'autore, noto, ma che per pudore non nomino, fantastica sugli ultimi minuti della povera signora Reggiani, uccisa il 30 ottobre a Roma appena scesa da un treno, diretta a casa. Sa bene che il suo scritto è a dir poco indecente, e comincia così: «Qui tutto è delicato"». Ma continua: «"sarebbe bello, anche se non è l'aggettivo giusto, parlare con il marito di Giovanna, ma non si può, e non me la sento». Poi però riempie due pagine di fantasie inventando una eccitata radiocronaca scritta cui nulla sfugge: la calma, poi la paura, il dolore, lo strazio, il sangue, l'orrore e l'atrocità della fine. Non se la sentiva di parlare con il marito, ma se la sente di scrivere due paginone oscene " senso etimologico del termine " che a due mesi dalla tragedia andranno sotto gli occhi del marito, dei parenti e degli amici di Giovanna Reggiani. Vere pazzie in pagina illustre! È libertà di pensiero? Lo è anche gridare l'orrore che provoca. Torno all'inizio, per la conclusione di Tornabuoni: «se le rappresentazioni sono belle, sentite e ben fatte, non possono offendere. Se grevi, sguaiate e quattrinaie offendono non solo le vittime, ma anche i poveri spettatori». Perfetta!
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