venerdì 10 maggio 2013
«La consacrata è madre, deve essere madre, e non "zitella". Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità» (“L'Osservatore Romano”, 9/5, p. 5). Così Papa Francesco mercoledì alle suore, ripreso ieri da tutti i giornali, pur con toni diversi e non sempre azzeccati. Su “Libero” per esempio leggi che «Il Papa striglia le suore». Lì forse sono abituati alle scuderie con padroni assoluti e la distorsione è venuta spontanea. In ogni caso la notizia è ben data qui su “Avvenire” (p. 13), “Stampa” (p. 18-19) e altri, e sul “Corsera” («Quella parola antica finita fuori corso (senza rimpianti)», p. 27) Paolo Di Stefano ricorda l'etimologia popolare dell'espressione, cita Pavese, Mussolini, Cielo d'Alcamo e Tommaso Landolfi e aggiunge che forse nella parola del Papa ci sono «lontane reminiscenze del frasario familiare italo-argentino». Chissà? Evidente la freschezza del linguaggio di Francesco, ma è anche nota da sempre la sua devozione per Teresa di Lisieux. Ebbene: vale la pena di annotare, sorridendo come sorrideva lui parlando, che in una lettera del 15/9/1972 il padre Louis Augros, primo superiore della celebre “Mission de France”, ricorda che Celina, sorella di Teresa, gli confidò che, quando entrò al Carmelo e constatò anche i difetti della comunità, rimproverò Teresa perché non l'aveva avvertita prima, e questa sorridendo le rispose così: «Non ti avevo voluto dire niente in anticipo, ma adesso vedi tu stessa che ti trovi in mezzo a una bella compagnia di zitelle, e così vedi quello che non devi essere!». Ecco un bel precedente: una santa Dottore della Chiesa con Papa Francesco alle sue sorelle “madri”, e non zitelle…
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