sabato 27 luglio 2013
«Il grido del Papa alla Chiesa: “Si apra, mi sento in gabbia”»! Questo ieri lo “strillo” in prima, su “Repubblica”, per il reportage dell'inviato Marco Ansaldo che rimanda a tutta p. 17, per fortuna con altro titolo, «L'abbraccio al Papa della favela in festa» ove, dopo troppe righe per capire che le parole dello “strillo” non erano un rimprovero alla Chiesa, leggi la frase originale in realtà rivolta «ad alcuni ragazzi che lo hanno raggiunto dall'Argentina». Un tradimento sostanziale! Una giornata di fatti e parole che direbbero tutt'altro – abbracci, baci, sorrisi, canti, carezze, lacrime, entusiasmo, compassione e invito alla speranza per cambiare il mondo anche «disturbando» e «facendo casino», come scrive “La Stampa” a p. 13 – ridotta alla «Chiesa sgridata», e dal Papa! Anche “Libero”(p. 15) parla di «gabbia», e “Corsera” (p. 16) titola: «Francesco nella favela: “A volte mi sento in gabbia”»? Sì, ma lì il contesto e il senso della frase – «Mi dispiace che siate qui tutti ingabbiati. Vi devo confessare che ogni tanto mi sento ingabbiato anch'io» sono esatti, e non dicono rimprovero alla Chiesa. Alle solite, dunque! Malpelo si ripete: in certi ambienti detti «di cultura laica» una sorta di “droga” ideologica perenne di antipatia pregiudiziale anti Chiesa e mondo cattolico ogni tanto esplode e senza ragione fa saltare i coperchi professionali, nel caso dando anche alle cose più belle e alle giornate più felici il tono di un rabbioso contrasto che invece è altrove… Vale anche, ieri, per un grande titolo a tutta p. 15 del “Giornale”: «Il Papa abbraccia gli opposti (…) Dalla favela alla spiaggia bianca». Tra sfottò e surreale, vero? In pagina sarebbe un diritto leggere la realtà, e magari poi i commenti: che ci siano solo questi e siano “idealmente” opposti, come nel caso, non giustifica nessuno…
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