venerdì 23 gennaio 2015
Mi sono state concesse, nel succedersi delle età di uomo, molte giornate memorabili; alcune non supererebbero un esame accurato ma sorvolo e le catalogo comunque come dono di cui essere grato. C'è una giornata speciale, lo è diventata nel tempo disponendo di pochi elementi: una frase sfuggita a mia madre nella mia adolescenza, un pianto sommesso ormai consolato nella sua vecchiaia, poche parole riconciliate e bastanti tornando dal cimitero.Il 17 gennaio 1953 il corpo di mio padre morto d'improvviso veniva riconsegnato alla terra e con lui veniva restituita la legittimità di un'ininterrotta sequela di generazioni di pastori, allevatori di montagna. Nella disgrazia crollava il nostro orizzonte, con il capo famiglia seppellivamo intero il nostro mondo; io c'ero, ma della mia esistenza solo un vago sentore, una speranza propiziata da un segno custodito nel maternale: sangue. - Se c'è lo tieni, promettimelo - le sole parole che ho di mio padre. Davanti a noi l'ignoto consegnato alle forze di una giovane madre vedova e una vecchia nonna - Porterà il nome di suo padre -.Sedimentata nella perdita, nel dolore, nella solitudine la nostra difficile e travagliata opportunità di sopravvivenza. Solo conforto la preghiera del cuore e la vita che, nel mistero, vive.
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