sabato 21 dicembre 2013
Sul contrasto fra il Natale dei poveri e il Natale dei ricchi esiste molta letteratura, da tempi lontani (La piccola fiammiferaia di Andersen, mettiamo); col rischio adesso del luogo comune. Pazienza, corriamolo. Anche perché i tempi cambiano, minacciando mutazioni devastanti. Le mortificazioni, le gravi privazioni, le punizioni dei legittimi diritti elementari dolgono come sempre; ma le forme storiche e le strutture dei fatti sono diverse. In Italia ben oltre il quaranta per cento dei giovani rimane senza lavoro e i poveri sono più che raddoppiati in cinque anni: troppi non hanno niente da mettere sotto l'albero e si ritrovano assai poco da mettere in tavola. Mentre è possibile che anche nella notte di Natale affrontino i nostri mari, cariche di fuggiaschi, le insicure barche della disperazione e della speranza. Su queste barche talvolta nascono dei bambini. Ne nascerà uno in quella santa notte? Se nascerà, sarà il più vicino di tutti all'Altro di Betlemme. E allora? Non basta (ma serve, serve) l'elemosina di un po' di ciò che abbiamo. Sono anche necessarie politiche che producano dovunque una più adeguata creazione dei beni e a una più equa loro distribuzione. Il Natale dei poveri non si festeggia davvero se non si è, nei lunghi periodi feriali, portatori attivi di domande di giustizia.
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