venerdì 10 gennaio 2014
Si chiamano i classici della notizia, e sono quegli articoli che ti aspetti, puntuali come un compleanno. Uno di questi, che di solito appare sulle pagine di tutti i giornali a inizio anno, riguarda il modo con cui rientrare nel peso forma dopo le feste natalizie. Si sprecano i consigli e i numeri: 2.000 passi al giorno, che subito diventano 4.000 leggendo un altro giornale. Il numero dei chili in più che ciascuno avrebbe poi preso fra Natale e Capodanno è sempre di 2, come minimo, fino a 5. Ma sarà mai possibile? E la crisi? E il calo degli acquisti di generi alimentari che fanno si manifesta nei bilanci di fine anno? C'è qualche incoerenza nei numeri, e sempre appare l'immagine di una società istintiva che risponde a comando, con soggetti che si comportano tutti allo stesso modo. Ma se il pericolo per gli atteggiamenti salutistici fosse davvero quel mangiare smodato dei giorni di festa, perché i media non si premurano di dettare prima soluzioni preventive? Rovinerebbero la festa – mi ha detto il dietologo Silvio Spinelli –, quasi che ci sia un grande regista che regola a dovere le stagioni del consumismo. Ovvero: prima consuma, e anche tanto, dopo pentiti e rientra nei ranghi, secondo la legge mai scritta dell'effetto yo-yo sul nostro fisico affaticato. Il problema, tuttavia, è che la verità è un'altra. A cominciare dalla dieta, che nella parola stessa, dal greco diaita, indica uno stile di vita, un fattore positivo anziché una rinuncia. La dieta, insomma, è una tensione al gusto, è un rapporto conoscitivo con il proprio corpo e anche molto di più. Ed ha a che fare con la misura, che poi è la condizione essenziale per gustare davvero un sapore, per rispettarlo e ascoltarlo. E se qualcuno prova sconcerto a pensare ai 2 o 4mila passi che tutti consigliano per non sommare la sedentarietà all'eccessiva sazietà, provi a immaginare un mattino presto, quando nel silenzio si esce di casa, mentre accennano le prime luci del giorno. Si cammina così, avvertendo il piacere di una temperatura fresca o comunque meno calda nel resto della giornata, secondo le stagioni, scoprendo giorno per giorno l'ordine della natura che si modifica, lentamente, e che anche a tavola segna i suoi passaggi fondamentali, con questo o quel frutto o con questa o quella verdura, che si amalgamano in un minestrone corroborante. La dieta può diventare così un'esperienza fantastica, altro che rinuncia dolorosa: è la fine dell'istintività e l'inizio di un percorso che vede noi stessi riprendere il centro di quel grande fenomeno che è la vita, con i suoi rivoli e le sue pieghe (non quelle dell'adipe), che spesso tendiamo a dimenticare. Tornare a seguire l'ordine che regola la vita è quasi un ingresso alla preghiera. Come un sentito "grazie" per tutto quello che ci è dato.
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