martedì 4 settembre 2018
Se l'Italia piange, l'Inghilterra non ride. Se il campionato nostrano s'interroga drammaticamente sul gol che ancora CR7 - non solo giocatore ma impresa - non ha realizzato, la Premier assiste attonita al progressivo crollo del Monumento Mourinho: il suo Manchester dopo quattro giornate è già a sei punti dal Liverpool, dal Chelsea e dall'“italiano Watford” (made in Udine) e a insaporire l'insipido piatto dell'United c'è solo la gustosa dialettica dello Specialone. Don Josè si nutre di filosofia (citazione di Hegel, «La verità è nel suo intero», per difendersi nell'ora della sconfitta esibendo un'intera vita di successo) e di pragmatismo, quando fa presente l'impossibilità di essere esonerato «perché costerei troppo». Platone e Aristotele insieme non avrebbero saputo far di meglio. Noi siamo più terra terra - dicevo - perché arzigogoliamo sul digiuno ronaldesco, drammatizzandolo, per non far notare che la Juve sta già prendendo il largo con la sua vecchia compagnia - escluso Higuaìn - quasi ignorando il problema Ronaldo che - insegnano gli esperti - è soprattutto un problema di marketing. Materia estranea ai migliori come Mandzukic e Chiellini che continuano a giocare e vincere come se CR7 non ci fosse. (Vi risparmio l'edificante storia di CR72, Cristiano jr, esploso in dribbling e gol nella Under 9 juventina). Da noi - dicevo - si cercano alternative al calcio, ignorandone immagini fastose e festose come il gol di tacco di Quagliarella che prima o poi qualcuno a Napoli ribattezzerà “Core 'ngrato” perché il gol umiliante del tre a zero l'ha fatto troppo bello, troppo pensato, per maramaldeggiare. E comunque da Napoli arriva il diversivo angloitaliano, grazie alla sfida ormai seguita con ansia - più del gioco - fra Ancelotti e Sarri. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato impossibile immaginare un confronto fra l'allenatore della Sangiovannese, diventato a Napoli Maestro, e il tecnico di Milan, Paris St.Germain, Chelsea, Real Madrid e Bayern ( cito solo i club dove ha vinto) diventato a Napoli quasi allievo del suo predecessore che se n'è andato in Inghilterra lasciando costí molte e felici idee ma neanche una vittoria. Adesso, mentre i supertifosi napoletani si augurano che la loro squadra finisca spesso su Dazn - cosí non la vedono - il rimpianto vendicativo di Sarri e l'esaltazione delle sue vittorie con il Chelsea preparano non solo - e non guasterebbe - un dibattito fra competenti ma una trappola per Ancelotti e il suo Napoli, le cui eventuali disgrazie diventano l'arma appuntita per ferire il De Laurentiis che - alla Lotito - se ne frega degli ultrà. Mentre molti si lamentano per la classica sospensione per far giocare la Nazionale, confesso che mi attira molto di più il lavoro di Mancini che già definisco il Mistero Azzurro. Si può dire forza Italia?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI