sabato 4 maggio 2019
Se l'Italia è uscita dalla recessione nel primo trimestre del 2019, nonostante la sfiducia generalizzata che avvolge imprese e consumatori nel nostro Paese, è merito essenzialmente della notevole forza sui mercati internazionali del made in Italy. La capacità di export delle nostre imprese rappresenta un punto di forza tradizionale dell'economia italiana, che l'iper-competizione dell'era globale non ha cancellato e che diventa ancora più importante in fasi di stagnazione del Pil come quella che stiamo vivendo.
Incrociando i dati Istat con il prezioso report sull'export di Sace e Simest, si può misurare lo stato di salute del nostro export. A febbraio le esportazioni italiane di beni sono aumentate del 3,4% rispetto allo stesso mese del 2018 (la media del primo bimestre è del 3,2%): è un dato molto positivo, in uno scenario caratterizzato dal rallentamento della crescita globale, dall'acuirsi delle tensioni incrociate tra i tre grandi blocchi commerciali (Usa, Cina, Unione Europea) e dall'esplodere di numerose situazioni di crisi a livello regionale. L'export verso Francia e Germania, i principali destinatari del nostro export, cresce senza sosta. Ma le sorprese migliori giungono nei primi mesi del 2019 dai mercati extra-Ue: fanno un balzo in avanti le nostre esportazioni in India (+12,2%) e in Giappone (+10,5%). E continua a muoversi in territorio positivo – meglio delle attese – il nostro export verso la Cina (+2,8%).
Tra gli storici pilastri del made in Italy, mantengono un grande appeal nel mondo tre eccellenze tricolori: food, moda e meccanica strumentale. L'alimentare è protagonista di un rush di successo in Germania, la moda italiana avanza a grandi passi in Cina, la meccanica strumentale (che rappresenta per fatturato il nostro principale settore d'esportazione) fa registrare performance di crescita a doppia cifra in Giappone, India e Stati Uniti.
Nei giorni in cui celebriamo il genio di Leonardo da Vinci – uomo capace al tempo stesso di intuizioni avveniristiche e di "stare sul mercato" del suo tempo, in un contesto molto competitivo di talenti rinascimentali – abbiamo di fronte ai nostri occhi dati e storie che testimoniano che la capacità creativa e produttiva italiana non si è perduta nei secoli. E che, indipendentemente dalle contorsioni interne della politica italiana, il "bello e ben fatto" continua ad essere l'elemento più forte dell'identità italiana percepita nel mondo.
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