venerdì 9 settembre 2005
I  limoni ci sono tutto l"anno. Sembra un frutto granitico e inossidabile che matura bene sui nostri litorali nel mese di ottobre, benché siano tre le fruttificazioni che, di fatto, ce lo portano in tavola anche in primavera ed estate. Ma tant"è. Vai al bar, chiedi una qualsiasi bibita, e dentro al bicchiere lungo e stretto ti trovi, senza averla chiesta, una fetta di limone. Ormai è un vezzo dell"omologazione. C"è stata un"overdose di limoni, anche nel gelato. Chi lo chiede più quel "gelato al limon" che cantava Paolo Conte? Il limone di Sorrento ha poi fatto la fortuna del Limoncello, oggi il liquore più inflazionato della Penisola. Servono limone (e chissà perché) quando ti danno la cotoletta alla milanese. E se una volta lo facevano per mascherare la freschezza della materia prima, oggi che senso ha continuare a propinarlo? Non parliamo poi del pesce, dal fritto misto alla spigola. Limone, limone, limone, tanto che a qualcuno sarà venuto il dubbio che altrimenti non si può apprezzare un pesce. E se il limone con il pesce fosse nato dalla medesima esigenza di mistificazione? Da bambini il limone si prendeva quando lo stomaco era in subbuglio. Limonata calda con un sovrappiù di zucchero, perché l"acidità era mal sopportata. Da qui l"assoluta aderenza del limone con lo zucchero che trova una sorta di apprezzabile sublimazione nei limoni canditi che fanno in Campania (ad Amalfi, alla pasticceria Pansa). Il sorbetto al limone, molto spesso, è una brodosa porzione mal riuscita, ma al ristorante Gin di Castelbianco (in provincia di Savona), ne abbiamo assaggiato un prototipo con le scorze a pezzettini che lo ha riabilitato. E infine il più bel piatto coi limoni, il più soave dei dessert che abbia mai mangiato, degna conclusione di un lauto pranzo: la zuppa di limoni del Garda, sempre con le scorze finissime e croccanti e un equilibrio ricercato con lo zucchero.
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