venerdì 15 gennaio 2016
Mimmo MastrangeloLutz Eigendorf nella seconda metà degli anni Settanta fu una stella della Dinamo Berlino e della nazionale della Ddr. A centrocampo metteva ordine e per questo lo chiamavano “il Beckenbauer dell'Est”. Come altri atleti della Germania dell'Est malsopportava l'ingerenza di governanti che si servivano dello sport per la propaganda di regime. Nel 1979, dopo un' amichevole giocata all' Ovest contro il Kaiserslautern, decise di non rientrare più in patria. Approfittò di una sosta e dal pullman della Dinamo saltò in un taxi. Nell'altra Germania venne accolto da rifugiato politico e, scontata la squalifica di un anno, fece ritorno in campo con la maglia del Kaiserlautern. Ma quella fuga e i continui attacchi pubblici che rivolse al governo di Honecker, non gli furono perdonati, gli agenti della Stasi (la polizia segreta della Ddr) lo braccarono senza tregua. La sera del 5 marzo 1983, dopo la partita tra il Bochum e l' Eintracht Braunschweig (dove intanto si era trasferito), Lutz perse la vita, con la sua macchina andò a schiantarsi contro un albero. Nel 2000 il documentario “Morte del traditore” del giornalista Herbert Schwarn farà luce sull'incidente: agenti della Stasi alla fine della partita col Bochum sequestrarono il calciatore e, prima di lasciarlo partire con la sua Alfa Romeo, lo costrinsero ad ingerire forti dosi di alcol e droghe. Erich Mielke, spietato uomo dei servizi segreti e dirigente della Dinamo Berlino, venne ritenuto il mandante dell'azione punitiva sul ventisettenne calciatore. La tragedia di Eigendorf la ritroviamo nelle pagine di Stasi Football club del giornalista campano Vincenzo Paliotto il quale apre una finestra sul calcio giocato al di là del Muro e sulla funzione sociale che ricoprì per diversi decenni, sebbene non fosse uno degli sport su cui la politica rivolse più attenzione per vendere (anche attraverso il doping di Stato) la propria immagine nel mondo. Le pagine di Paliotto raccontano delle vite controllate dei calciatori, la corruzione di arbitri che nella vita lavoravano per i servizi segreti, la rivalità tra la Dinamo Berlino che, grazie alle direzioni di gara favorevoli, vinceva gli scudetti e le altre squadre che con le loro forze non sfiguravano nelle competizioni europee: dal Magdeburgo alla Dinamo Dresda, dal Carl Zeiss Jena al Lokomotive Lipsia. Ma cinquant'anni di calcio “oltrecortina” furono contrassegnati pure da importanti successi internazionali: la Nazionale si assicurò diverse medaglie alle Olimpiadi e nel 1974 il Magdeburgo alzò al cielo la Coppa delle Coppe battendo per 2-0 il Milan di Rivera. Il secondo gol lo realizzò il centrocampista Jurges Sparwasser che nello stesso anno ai Mondiali di Monaco firmò lo storico 1-0 tra la Ddr e i fortissimi cugini dell'Ovest. Con la caduta del Muro, il campionato dell'Oberliga venne archiviato definitivamente, lo stesso destino toccò alla squadra blu della Nazionale. Ultima partita l'amichevole del 1990 col Belgio vinta per 2-0 con doppietta di Matthias Sammer. Vincenzo PaliottoStasi football clubIl calcio al di là del MuroUrbone Editore. Pagine100. Euro 12,00
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI