venerdì 16 dicembre 2016
Anche il Papa l'ha usato per augurare Buon Natale ai non udenti. E il video con Francesco che benedice, sorride, e chiede di pregare per lui, in pochi minuti è diventato "virale", cioè diffusissimo. La lingua dei segni è il "vocabolario", il modo con cui chi è sordo può dialogare con gli altri. E da oggi, anche pregare in modo comunitario. Perché certo, sono tante le Messe che si avvalgono dell'animazione con la Lingua dei segni, ma mancava uno strumento per facilitare la preghiera, in casa o in parrocchia, di chi non ha la fortuna di poter usare la voce. Una lacuna colmata dal volume "Le mie preghiere in Lis" che raccoglie le principali invocazioni nella Lingua dei segni. Edito dalla fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano, in collaborazione con la Chiesa ambrosiana è un libro agile e colorato, che può aiutare ad esempio i genitori o un catechista che si trovi a contatto con un ragazzo affetto dal problema. «Crediamo che anche la lingua dei segni italiani – spiega la curatrice del testo, Marisa Bonomi – possa essere un aiuto importante nel cammino della formazione della coscienza e dell'educazione religiosa». Il volume (accompagnato da un dvd), grazie a una grafica semplice e divertente insegna a recitare in Lis il Padre Nostro, l'Ave Maria, l'Angelo di Dio e l'Eterno riposo, per citare alcune delle preghiere più note, svolgendo così un importante ruolo educativo. «È un libro atteso» ha spiegato al Sir suor Veronica Donatella responsabile Cei del settore per la catechesi delle persone disabili. Nei catechismi «si parla di strumenti che possano aiutare la coppia a trasmettere la fede. Ma per farlo c'è bisogno di utilizzare il linguaggio dell'altro».
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