sabato 9 settembre 2017
Al concerto, l'ignaro pubblico attendeva solo belle, ma già strasentite, canzoni pop d'amore. Voleva che Tozzi cantasse «Ti-A-mo-TiamoTi-A-mo…». E invece d'improvviso, il sipario cadde con fragore di basso, batteria, chitarre distorte e voci che gridavano. «Facce di angeli luridi! Burattini fanatici!». E l'artista propose una canzone diversa. «Sono giorni che guardo il cielo e non vedo il sole, e le mie notti non sono più splendide d'amore... ho solo fame di una giustizia che ormai mi ha rotto! Sono stanco di vedere mamme cercare aiuto… Lo so che anche se dico "no" sono un privilegiato, ma non pensare ch'io non abbia occhi: proprio adesso che li alzo al cielo e che non c'è più il sole, mi accorgo quanta gente piange per un po' d'amore… Come sarebbe vedere in noi solo sorrisi e pace, e in tutti gli angoli di questo mondo uomini felici? Telegiornali di bambini allegri, di giochi e fate, senza paure di un futuro al buio che li stordisce?». In verità il pubblico non comprese molto, l'esigenza dell'artista di usare la propria fama per denunciare i mali della realtà. Ma Umberto Tozzi sapeva di correre un rischio, quando nel cielo del pop decise di alzare Il grido di quella denuncia: e le sue parole spiazzano anche oggi, perché purtroppo il grido è ancora necessario.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI