giovedì 21 maggio 2020
Il termine "tradire" è, nella nostra storia linguistica, desunto dal termine etimologico della parola che deriva da latino tradere: consegnare, trasmettere, lasciare in consegna, in eredità. Prossimo, in questo senso al termine "tradizione" ma anche a quello di "traduzione", tale da far trasparire come, "trasferendo una parola da un campo semantico all'altro", questa da una parte mantenga il proprio potenziale originario ma, al contempo, lo rinnovi, fornendogli muova linfa. Ma il senso più potente di tradire un segreto o un voto o una clausola contrattuale è ovviamente di ascendenza cristiana e si ritrova tutto nel "bacio di Giuda" che, attraverso un atto che determina l'inganno del Maestro, fa precipitare il discepolo nella colpa, nel castigo ma, allo stesso tempo, nell'ambito di un mistero più grande, permettendo che il miracolo salvifico si compia, espiando il Cristo i peccati del traditore e, mediante esso, dell'intera umanità. Così il nostro libero arbitrio resta autonomo e al contempo dominato dallo spirito della Provvidenza, mediante la quale i nostri errori, anche i più gravi, ondeggiano tra "tradimento", "traduzione" e "tradizione". Su piani diversi. Noi siamo consapevoli soltanto del primo, che quasi orizzontalmente ci attraversa, e attraversa il nostro destino mentre questo si traduce nel più grande disegno della tradizione…
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