domenica 22 marzo 2015
Che cos'è un Giubileo? Dai giornali “laici” non si capisce. Con titoli a tutta pagina Il Tempo e La Stampa (sabato 14) fanno pensare a un grosso affare: «Che papa! Business da 9 miliardi!». Libero concorda: «L'Anno Santo vale un punto di Pil». Il Messaggero (domenica 15) è drammatico: «Giubileo, piano antiterrorismo». Per la Repubblica (lunedì 16) è un intrigo: «Giubileo, scontro sul commissario». Il Foglio (sabato 14) è il solito pessimista: «Giubileo per conquistare il mondo. O per farsi conquistare?». Le opinioni sono molte. Secondo Il Tempo per l'ex sindaco Francesco Rutelli è un'occasione e una rivendicazione: «Il mio Giubileo cambiò Roma». Del Tempo va registrato anche il pessimismo: non solo «Traffico e bus da incubo, è peggio che nel 2000», «Rischiamo il boom dei b&b illegali» (i bad and breakfast), infine le “profezie” di Nostradamus e dello pseudo-Malachia, secondo cui – scrive – Francesco sarebbe l'ultimo papa della storia del mondo, il “Papa Nero” (non di pelle ma dell'abito talare dei Gesuiti). Invece Il Sole 24 Ore e la Repubblica sono stati i più seri. Il primo con un'ampia citazione sulla misericordia divina del teologo luterano Dietrich Bonhöffer, ucciso dai nazisti nel Lager di Flossenbürg; il secondo con il solito lungo fondo domenicale di Eugenio Scalfari, dedicato questa volta a «Quel che Francesco può dire all'Europa dei non credenti»: una specie di catechismo per “laici” inesperti spiegato in termini facili da un “laico” a chi sa poco di fede, di Chiesa, di questo Papa e di misericordia divina. Una volta tanto…LE AUTOCELEBRAZIONIAnche Libero si occupa del Giubileo e del Papa, ma merita (si fa per dire) un discorso a parte perché allunga la serie ormai numerosa degli articoli che uno dei suoi redattori (brav'uomo e buon cristiano) che stima la Chiesa e i Papi solo se corrispondono al suo pensiero, peraltro simile a quello della “fraternità” scismatica del defunto vescovo Marcel Lefebvre, morto scomunicato. Il brav'uomo, anche buon giornalista, prende sul serio i titoli di alcuni giornali che parlano del «giubileo di Francesco» (Corriere della sera, La Stampa, la Repubblica) e li ritiene fedeli alla realtà. Cioè – scrive – «invece di decentrare la Chiesa rispetto a se stesso e a centrarla su Cristo… [il Papa] impone alla Chiesa una plumbea papolatria, mettendosi al centro delle attenzioni dei media… [Questo] sarà dunque un anno di trionfalismo bergogliano, un'autocelebrazione». Da amico vorrei suggerire un po' di umiltà: quelli che ne sanno sempre più del Papa sono, in definitiva, degli “autocelebratori” e alla fine finiscono nel ridicolo.IL PARADOSSO DI MIELI«Quella della Sindone è la storia di una incredibile leggenda […] fatta passare dalla Chiesa per “autentica”». L'ha scritto come una sentenza Paolo Mieli, giornalista e storico, su due intere pagine del Corriere della Sera («Il paradosso della Sindone», martedì 17), proprio all'inizio della recensione di un libro di Andrea Nicolotti (Einaudi), che si presenta come studioso della storia del cristianesimo. La recensione descrive, riassumendo il libro, una storia in apparenza probabile, che però questa rubrica non è in grado di valutare, ma ignora totalmente la mole di ricerche scientifiche che hanno rivelato tutto ciò che quel telo contiene di “storico” visibile e microscopico. Esse documentano un'immagine la cui formazione non si può spiegare scientificamente e però corrisponde alle descrizioni del Vangelo e alle nozioni del tempo. Il che rende altamente probabile la sua autenticità, su cui la Chiesa non si è pronunciata formalmente per prudenza. Paradosso: se è anch'essa una scienza, la storia non può trascurare la ricerca scientifica su se stessa.
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