mercoledì 21 settembre 2022
Una sera di fine estate, mentre il freddo ti penetra nelle ossa, può succedere di commuoverti mentre ascolti la tromba struggente di Paolo Fresu nel parco dell'Open Baladin di Piozzo, il birrificio agricolo di Teo Musso, che lunedì ha voluto radunare gli amici con 25 cuochi, per dare un messaggio di fiducia affinché non venga mai meno il “fermento”. Tuttavia, mi sono commosso perché quelle note m'hanno portato a pensare a Quique, così lo chiamavano i fratelli monaci della Cascinazza, il monastero benedettino dei santi Pietro e Paolo a Buccinasco, alle porte di Milano, dove pure producono birra. Enrique Bicand è morto all'improvviso, di notte, per un arresto cardiaco, lasciando il ricordo del suo sorriso e della semplicità con cui spiegava il Vangelo quando celebrava la messa. A Piozzo e alla Cascinazza, ieri mattina, si alzava la nebbia che copriva i campi della campagna nostrana. Teo conosceva bene quei monaci, era stato da loro all'inizio dell'avventura, dopo che a un pranzo assaggiammo proprio la sua Super Baladin per capire cosa fosse il movimento della birra artigianale italiano dentro cui si sarebbero poi innestati, producendo birre di ispirazione monastica dei loro confratelli del Belgio. Ma Quique ci ha lasciato un'immagine, mutuata da un suo scritto, dove parla del «dolore che ride» perché sempre abbracciato dalla misericordia di un Altro. E quando lui scrive di quel sentimento di sentirsi amato, lo penso con i suoi confratelli, immersi nel lavoro e nella ricerca di qualcosa che fosse buono, perché tutto ciò che è bello e buono alimenta quella certezza. Anche Teo ha conosciuto il dolore, ma pure lui sa che mai deve allontanare il fermento, alimentato dall'amicizia, che l'altra sera aveva l'immagine di una festa semplice, ma anche bella e buona. Oggi è il primo giorno di autunno e le preoccupazioni si stanno facendo concrete a sentire gli artigiani in attesa della prossima bolletta, ma anche i vignaioli che, pur avendo a che fare con una vendemmia niente male, si scoprono con tanti problemi irrisolti, come la flavescenza dorata, malattia che non arretra e secca le viti. Non ci sono più i “soldi vecchi”, ossia quei risparmi mangiati da due anni di pandemia, e non c'è una strategia chiara alla vigilia di annunciati default. Forse un metodo è proprio quello del monastero o degli amici di Teo: stare insieme, il più possibile, perché da soli non ce la si può fare, almeno a capire cosa vuol dire un «dolore che ride». Ma anche un partito non può pensare di risolvere tutto da solo, benché possa vincere. Ci vuole uno scatto diverso.
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