giovedì 21 aprile 2022
Il fattaccio del Regionale 3075, il Genova-Milano di Pasquetta che ha lasciato a terra una comitiva di disabili mentali (vedi sul nostro giornale, ieri 20/4, il servizio di Paolo Ferrario e il commento “Secondo noi”) ha provocato una fatale indignazione. Da registrare il consueto palleggio di responsabilità tra Trenitalia e Polfer, le accuse delle associazioni, i titoli fotocopia: «Il treno della vergogna» (“Stampa”, 19/4), «Il treno dell'inciviltà» (“Stampa”, 20/4), e la chiamata in correità da parte di Giulia Boniardi, responsabile di “Haccade!”, l'associazione organizzatrice della gita: «Il messaggio – dichiara a Stefania Chiale (“Corriere”, 20/4) – non è “poveri disabili trattati male”: Trenitalia doveva garantire lo spazio e il servizio a tutti i suoi clienti». La stessa Boniardi spiega a Michela Bompiani (“Repubblica”, 20/4): «Su quel treno è innegabile, è mancata la dignità umana». Senza mezzi termini è Massimiliano Parente (“Giornale”, 20/4): «Sono disabili, nel cervello, coloro che sono rimasti seduti su posti prenotati dai disabili». Ma la riflessione decisamente più profonda è quella di Gianluca Nicoletti (“Stampa”, 20/4), che si schiera con competenza diretta dalla parte del «drappello dei socialmente invisibili», premette che «nulla mi sorprende», ma cerca di “salire” in carrozza, “vedere” la scena, e conclude: «Su quel treno c'era ognuno di noi». Il titolo è ancora più esplicito: «Su quel treno c'era l'ignoranza di tutti noi». Nicoletti è parte in causa: «Chi ha in carico un familiare disabile, non sempre identificabile con uno stigma riconoscibile con un colpo d'occhio, è abituato a dover combattere, giorno dopo giorno, per sgraffignare la dignità di cittadino al proprio congiunto, sempre con la sensazione di rubare qualcosa». Un disabile che «cammina sulle gambe» sarà davvero disabile? La tragedia del Regionale 3075, alla fine, è questa.
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