giovedì 17 settembre 2020
Milano, metropolitana linea gialla. L’ora è di quelle che chi va a lavorare è già quasi in ufficio, l’uomo invece è quasi anziano, ma si vede dagli occhi che non è rassegnato. Ha una giacca addosso che ha vissuto tempi migliori, ma la veste come se fosse un completo di Armani. E poi al collo porta un farfallino blu. Soprattutto si concede due cose che non fa più nessuno in metrò: legge un giornale e non guarda il cellulare. Mi piace immaginare che nemmeno lo possegga. Ecco, se dovessi descrivere cos’è l’eleganza, questo signore ne è un portatore sano. Così non mi sorprendo quando si alza e fa accomodare al posto suo una signora di certo molto più giovane di lui. E lo fa con un piccolo, impercettibile, meraviglioso inchino. Scrive Arturo Perez–Reverte che «l’eleganza si può acquisire con il denaro, con l’educazione, con l’applicazione e l’intelligenza. Ma portarla con naturalezza implica aver gattonato da bambini su tappeti orientali autentici. Almeno per un paio di generazioni…». Può essere vero, ma l’uomo con il farfallino non mi pare di quest’ultima categoria: essere eleganti oggi è solo una questione di scelte, consapevolezza e sincerità. Anche se non si vede sotto la mascherina, sono certo che stia sorridendo quando si accorge all’improvviso che è arrivata la sua fermata. E anche per questo, senza conoscerlo, mi sento di volergli bene.
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