giovedì 14 gennaio 2016
I genitori dovrebbero essere d'esempio ai figli, ma a volte accade l'esatto contrario. Come a Ponte Nossa, nella bergamasca Val Seriana, durante una partita di pallavolo tra tredicenni. La squadra locale partecipa al torneo femminile, ma schiera anche alcuni maschietti che preferiscono il volley al calcio. Tutto in regola e nulla di strano, perché la federazione ha dato il suo ok e non è nemmeno l'unico caso. Ma la formazione mista non è andata giù a papà e mamme delle avversarie del Cene, che stavano perdendo il primo set. Come impongono le più becere regole del tifo – quando si perde guai applaudire i rivali, semmai li si offende – dalla tribuna sono partite parole di scherno verso i maschietti "nemici", arrivando a mettere in dubbio la loro sessualità per il solo fatto di essere in campo insieme alle compagne. I sostenitori della Nossese hanno risposto per le rime e in breve la situazione è precipitata: sugli spalti è scoppiata la rissa, la partita è stata sospesa e per riportare tutti a più miti consigli si è reso necessario l'intervento dei carabinieri. Un film purtroppo già visto nello sport giovanile, che però stavolta ha avuto un finale diverso e inatteso. Passata la buriana, ragazzi e ragazze hanno deciso di tornare in campo a ranghi completamente misti. Nel senso che Cene e Nossese si sono mischiate, senza guardare né al sesso né al colore della maglia. Hanno continuato la partita divertendosi, senza badare al risultato, lasciando i genitori senza parole. Per fortuna, visto che ne avevano già sprecate fin troppe.
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