giovedì 5 aprile 2018
Un difensore più di ogni altro sa che un bravo giocatore lo riconosci dall'altruismo, prima che dalla fantasia. Certo questa, la fantasia, serve, specie quando davanti a lui l'avversario è la morte di un essere umano. Vent'anni fa, Lorenzo Minotti, difensore centrale del grande Parma di Nevio Scala donò il suo midollo per salvare la vita di una ragazza di Cagliari affetta da leucemia, il male che poco tempo prima aveva interrotto la corsa del suo giovane collega juventino, Andrea Fortunato. «La vita mi ha regalato tanta fortuna, devo sdebitarmi e trasmettere a chi ne ha avuta meno», disse Minotti il giorno che entrò nell'ospedale di Siena per la sua buona donazione. E quella si è ripetuta, vent'anni dopo grazie al dolce Caramel, difensore anche lui dello Spinea (Eccellenza veneta). Fabio Caramel ha cominciato a donare il suo sangue a vent'anni e adesso che ne ha 26 ha salvato la vita a una donna donandogli il suo midollo. Una sconosciuta che ora magari sta camminando per le vie di una città o è seduta a un caffè con le amiche che racconta che il suo destino era appeso a un filo, ma un calciatore le ha ridato la speranza e un po' di sé. Ha esultato Fabio e si è sentito come Lorenzo Minotti quando, nel 1993, sotto il cielo di Wembley alzò la Coppa delle Coppe. Caramel a Wembley forse non ci andrà mai nemmeno da spettatore, ma quel dono sa che «è la cosa più importante che ho fatto finora in vita mia».
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